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IPTV illegale, chiusa piattaforma Xtream Codes: inibiti 700mila clienti


L'indagine, diretta dal Procuratore della Repubblica di Napoli ha consentito di individuare e disattivare la piattaforma internazionale di IPTV (Internet Protocol Television) più diffusa tra i pirati informatici. Nei confronti dei responsabili dell'organizzazione si procede per associazione a delinquere. Rischiano di essere iscritti sul registro degli indagati anche tutti i cittadini che hanno acquistato illegalmente i pacchetti di Pay Tv pirata.  Oltre 5 milioni di utenti solo in Italia, per un giro d'affari stimato in circa 60 milioni di euro annui; la piattaforma Xtream Codes, ideata da due cittadini greci, consente agevolmente la trasformazione in dati informatici dei flussi audiovisivi protetti da copyright.

Pirateria: operazione Underli©ensing, multe ad aziende per 4 milioni


Ben 116 aziende ispezionate in tutt’Italia, oltre 1.200 software e 400 tra PC e hard-disk illecitamente utilizzati finiti sotto sequestro, 71 responsabili aziendali denunciati a piede libero per violazione della normativa sul diritto d’autore. Si è svolta nei giorni scorsi l’operazione denominata “Underli©ensing 2”, condotta dalla Guardia di Finanza, che, con il coordinamento del Nucleo Speciale Tutela Proprietà Intellettuale, ha visto impegnati i Finanzieri dei vari Comandi Provinciali nell’esecuzione di 116 ispezioni presso le sedi di altrettante società dislocate sull’intero territorio nazionale ed operanti prevalentemente nel settore della progettazione industriale ed edile.

MarkMonitor, Deep Web e Dark Net: inferi di Internet sono ovunque


Che cos’è il Deep Web o la Dark Net o Tor? Alcuni delle persone sicuramente sanno di che cosa si tratta, ma la maggior parte degli utenti e anche delle grandi aziende purtroppo no. MarkMonitor ha recentemente tenuto un webinar su questo argomento e Jerome Sicard ha preparato una breve nota con alcune nozioni. Circa il 40% della popolazione mondiale utilizza il web per notizie, intrattenimento, comunicazione e una miriade di altri scopi. Eppure, mentre sempre più persone accedono, in realtà troviamo meno dati rispetto a quelli memorizzati online. Questo perché solo un frammento di ciò che conosciamo come il World Wide Web è facilmente accessibile.

Microsoft: crimine informatico costa a imprese 315 miliardi di dollari


500 miliardi di dollari per risolvere i problemi provocati dal caricamento deliberato di malware su software contraffatto, 127 miliardi di dollari per gestire i problemi di sicurezza e 364 miliardi di dollari per affrontare le violazioni dei dati: queste le stime per le aziende del nuovo studio condotto da IDC in collaborazione con la National University of Singapore (NUS), commissionato da Microsoft Corp. sulla pirateria informatica in occasione di "Play It Safe", la campagna internazionale per creare maggiore consapevolezza sulla relazione esistente tra malware e pirateria. 

Ma anche per i consumatori le stime sono importanti: 25 miliardi di dollari e 1,2 miliardi di ore vengono dedicate alla gestione delle minacce alla sicurezza e all'implementazione di costose correzioni nei computer che derivano dalla presenza di malware all’interno del software contraffatto. E aumentano - anche per i governi - le paure legate alla pirateria. La condivisione dei dati - siano essi privati o informazioni strategiche governative - rimane il rischio più temuto, da quasi il 60% di consumatori e esponenti governativi. 

Lo studio, intitolato "The Link Between Pirated Software and Cybersecurity Breaches", ha inoltre rivelato che il 60% dei consumatori intervistati afferma che la paura più grande riguardo al software infetto consiste nella perdita di dati, file e informazioni personali, seguita dalle transazioni non autorizzate su Internet (51%) e quindi dal rischio di hijack di posta elettronica, social network e conti bancari (50%). Il 43% degli stessi intervistati non installa tuttavia aggiornamenti per la sicurezza, lasciando il proprio computer esposto ad attacchi da parte dei criminali informatici. 

Esponenti governativi hanno espresso preoccupazione per il possibile impatto delle minacce alla sicurezza informatica a cui sono soggette le loro nazioni. Secondo il sondaggio, i governi sono principalmente preoccupati per la perdita di segreti commerciali o informazioni strategiche (59%), per l'accesso non autorizzato a informazioni pubbliche riservate (55%) e per l'impatto degli attacchi informatici sulle infrastrutture critiche (55%). Si stima inoltre che i governi potrebbero perdere oltre 50 miliardi di dollari per affrontare i costi associati alla presenza di malware all’interno di software contraffatto. 

"I criminali informatici approfittano di ogni punto debole che riescono a trovare in termini di sicurezza, con risultati finanziariamente devastanti per tutti", ha dichiarato David Finn, Executive Director e Associate General Counsel del Microsoft Cybercrime Center. "Motivati dalle opportunità di guadagno, hanno scoperto nuovi modi di violare le reti di computer per rubare qualsiasi cosa: identità, password e denaro. Ecco perché il Microsoft Cybercrime Center è fortemente impegnato a porre fine a questi atti dannosi, per mantenere protetti e sicuri i dati personali e finanziari riducendo di pari passo gli incentivi finanziari per i criminali". 

Fonte: National University of Singapore forensic analysis, 2014

Il sondaggio ha anche messo in luce come: 
• Quasi due terzi delle perdite aziendali (315 miliardi di dollari) avvengono per mano di criminali organizzati.
• Quasi il 20% del software contraffatto nelle aziende è installato dai dipendenti.
• Il 28% degli intervistati in ambito aziendale ha rilevato il verificarsi di violazioni della sicurezza, che generano interruzioni di rete, inattività dei computer o rendono i siti Web non disponibili, ogni pochi mesi o con cadenza più frequente. Il 65% di tali interruzioni è stato causato dalla presenza di malware nei computer degli utenti finali.

"Usare software contraffatto è come camminare su un campo minato: non sai quando poggerai il piede su qualcosa di spiacevole, ma quando lo fai puoi generare un disastro", ha affermato John Gantz, Chief Researcher presso IDC. "I rischi finanziari sono notevoli e le potenziali perdite possono condurre aziende un tempo redditizie a navigare in acque pericolose. L'acquisto di software legittimo si rivela meno costoso a lungo termine, perché offre la certezza di evitare 'sorprese' indesiderate sotto forma di malware". 

L'analisi in campo giudiziario a cura della NUS di 203 nuovi PC caricati con software contraffatto ha riscontrato che uno sbalorditivo 61% dei PC era già infettato con malware non sicuro, inclusi trojan horse, worm, virus, strumenti piratati, rootkit e adware. Questi PC, acquistati tramite rivenditori e negozi di informatica in 11 mercati diversi, includevano oltre 100 minacce di discreta entità. 

"È tremendamente preoccupante il dato per cui PC nuovissimi vengano forniti già infettati con malware pericoloso a causa della presenza di software contraffatto, rendendo utenti e aziende immediatamente vulnerabili alle violazioni della sicurezza", ha dichiarato il professore Biplab Sikdar del dipartimento di ingegneria elettronica e informatica della National University of Singapore. "I test dell'università indicano chiaramente come i criminali informatici stiano sfruttando in misura sempre maggiore la supply chain poco sicura della pirateria per diffondere malware e compromettere la sicurezza dei PC in modo grave. Noi possiamo limitarci a raccomandare l'uso di software originale per la sicurezza online e informatica". 

Lo studio globale ha preso in considerazione le risposte fornite da 1.700 utenti divisi tra consumatori, professionisti del settore IT, Chief Information Officer (CIO) e funzionari amministrativi di oltre 15 paesi. Microsoft è impegnata a proteggere i propri inconsapevoli clienti dal download o dall'acquisto di software non originale che li esponga alla presenza di malware, che a sua volta può produrre furto di identità, perdita dei dati ed errori di sistema. 

I clienti sono invitati a visitare il sito Web all'indirizzo http://www.microsoft.com/security per accedere a ulteriori informazioni sul malware e verificare che i propri computer non siano infettati. In presenza di malware, il sito offre strumenti mirati per la sua rimozione. Per ulteriori informazioni sullo studio IDC, visitare il sito Web Microsoft Play It Safe all'indirizzo http://www.play-it-safe.net e l'area notizie relativa alla Digital Crimes Unit, http://www.microsoft.com/en-us/news/presskits/dcu/default.aspx.

Fonte: Microsoft

Editoria: sequestrati 13 siti Web pirata, Fieg esprime apprezzamento


Accedere gratuitamente a riviste, quotidiani e libri era tanto facile quanto navigare sul web. Il nucleo frodi tecnologiche della Guardia di finanza ha interrotto l'attività di 13 siti che consentivano di consultare e scaricare riviste e quotidiani, talvolta anche in concomitanza con la loro distribuzione nelle edicole, in violazione del diritto d'autore. 

I siti, tutti su server esteri, erano destinatari di milioni di contatti e utilizzavano i contenuti delle case editrici, indebitamente ottenuti, creando maxi edicole digitali, dalla cui visione acquisivano illeciti ingenti guadagni sfruttando i sistemi pubblicitari cosiddetti "pay per click" ovvero attraverso banner e pop-up. 

La struttura di queste edicole era talmente ben congegnata che consentiva, addirittura con motori di ricerca interni, di trovare più facilmente i contenuti. I gestori dei siti, sfruttando sofisticati sistemi di anonimizzazione e allocando le risorse su piattaforme sparse in tutto il mondo, non sono tuttavia sfuggiti alla rete degli investigatori che, sulla scorta di provvedimenti cautelari emessi dal tribunale di Roma, hanno posto sotto sequestro i siti illegali con l'operazione "Free Magazines". 

L'attività, svolta in collaborazione con la Federazione italiana editori giornali (FIEG), nell'ambito dei rapporti istituzionali con le associazioni di categoria, si inquadra nel piu' ampio contesto della tutela della sicurezza economica delle imprese italiane, che il legislatore ha affidato in via esclusiva alla guarda di finanza.  

"Esprimo il più profondo apprezzamento per l'operazione condotta dal Nucleo Speciale Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza, che rappresenta un segnale importante di sensibilità e di impegno concreto nell’attività di tutela dei diritti d’autore. Solo una efficace protezione del contenuto editoriale e l’applicazione di regole chiare, in condizioni di effettiva concorrenza, possono garantire la sopravvivenza di una informazione libera e di qualità.” 


Così il Presidente della FIEG Giulio Anselmi ha commentato l’operazione della Guardia di Finanza denominata “Free Magazines”, che ha portato alla chiusura di 13 siti internet, segnalati dalla FIEG: tali siti consentivano di consultare e scaricare illecitamente riviste e quotidiani, spesso in concomitanza con la loro distribuzione nelle edicole.

“Negli ultimi anni - continua Anselmi - si è affermato un trend crescente di accesso ai contenuti illegali per il tramite di siti web esclusivamente dedicati alla pirateria e alla contraffazione: piattaforme transfrontaliere spesso con server ubicati all’estero che incassano ingenti risorse attraverso i banner pubblicitari, sfruttando la disponibilità di opere dell’ingegno illecitamente caricate”.

“Si tratta di siti che non collaborano in quanto nati col preciso scopo di diffondere abusivamente contenuti protetti senza autorizzazione. Ringrazio pertanto le unità speciali della Guardia di Finanza, ed in particolare il Nucleo Speciale Frodi Tecnologiche diretto dal Comandante Alberto Reda, per la tempestività e l’efficacia dell’azione.”

La collaborazione con la Guardia di Finanza per il contrasto ai fenomeni di pirateria nelle reti di comunicazione elettronica è parte di un progetto più ampio ed articolato, che vede da tempo impegnata la FIEG anche sul fronte della promozione e della valorizzazione della tutela del diritto d’autore: “si inserisce in questo contesto il Repertorio Promopress, l’iniziativa avviata nel 2012 dalla FIEG e aperta all’adesione di tutti gli editori di quotidiani e periodici per la stipulazione di licenze per la riproduzione degli articoli giornalistici nelle rassegne stampa.”

“Sono convinto - conclude Anselmi - che la tutela della libertà di stampa non possa prescindere dalla protezione del prodotto editoriale realizzato dalle nostre imprese: rafforzare l’effettività della tutela del diritto d’autore in Internet significa rafforzare le imprese stesse, la loro economicità e la loro capacità di sviluppare e sperimentare nuove forme di comunicazione multimediale.”


Abbonamenti SKY pirata a 8 € al mese: la Gdf oscura portale Futubox


Vedevano tutta la programmazione di Sky con soli 8 euro al mese. I finanzieri della compagnia della Guardia di finanza di Acropoli, coordinati dalla Procura di Vallo della Lucania (Salerno), hanno eseguito un provvedimento di oscuramento dall'Italia del portale pirata internazionale "Futubox" per interrompere l'illecita diffusione via web della programmazione a pagamento dei canali Sky. L'ordine di inibizione dell'accesso per gli utenti italiani è stato notificato - sotto forma di blocco Ip/Dns - ai fornitori di servizi internet. 

Le indagini sono state avviate in seguito alla denuncia presentata da Sky Italia nel gennaio scorso nei confronti dei titolari del servizio "Futubox", attraverso il quale era possibile visualizzare l'intero palinsesto dell'emittente satellitare. Il servizio, secondo quanto accertato dalle indagini, era focalizzato sulla trasmissione in qualità Hd dei programmi delle emittenti Sky German, Sky Italia e Sky Uk, oltre ad alcuni canali della televisione francese e russa. 

L'accesso era consentito previa sottoscrizione di un abbonamento, al prezzo di 8 euro al mese e in Italia era possibile vedere i programmi sia grazie a internet, sia attraverso computer che cellulari e tablet. Recentemente "Futubox" aveva ulteriormente allargato l'offerta dei propri servizi proponendo la vendita, al prezzo di 135 euro, di un dispositivo hardware collegabile direttamente al televisore di casa che avrebbe permesso la visione dei palinsesti sia live-streaming che on demand direttamente con il telecomando. 

Le indagini hanno fatto emergere l'articolata organizzazione degli amministratori del portale, tutti di nazionalità ucraina e di accertare che i server utilizzati da in Ucraina appartengono a un ente universitario di ricerca che riserva agli studenti l'opportunità di fruire a basso costo della propria piattaforma tecnologica per consentire lo sviluppo di imprese digitali. Tra i principali mercati di sbocco per la trasmissione pirata di Sky, l'Italia rappresentava per numero di collegamenti il secondo Paese al mondo, con oltre il 24% dei visitatori, che potevano accedere a un bouquet di canali in continua evoluzione, recentemente arricchito con le gare di Formula 1.

Le Fiamme gialle hanno così inibito l'accesso dall'Italia a 16 siti web attraverso i quali veniva direttamente offerto il servizio pirata. Contestualmente, sono state eseguite perquisizioni in provincia di Bari e Taranto nei confronti di altri due pirati informatici italiani che spedivano in Ucraina le Smart Card necessarie per accedere ai servizi Sky e promuovevano sulla rete la vendita degli abbonamenti al servizio pirata attraverso altri due siti web in lingua italiana.

Uno dei due indagati, un giovane laureato in informatica, stava sviluppando in proprio un software, chiamato "Telebox" con il quale avrebbe rilanciato e ulteriormente personalizzato il servizio pirata dall'Italia. Le investigazioni, tuttora in corso in sei paesi, verranno ora focalizzate sull'identificazione degli utenti italiani del portale e sulla ricostruzione dei flussi finanziari derivanti dalla sottoscrizione degli abbonamenti per quantificare i profitti illeciti conseguiti dai pirati informatici. 


Via: TMNews

Pirate Bay annuncia: ci ospita la Corea del Nord, ma analisti dubitano


Pirate bay, poplare sito di file sharing ha cercato asilo in Corea del Nord, dopo essere stato cacciato dalla Svezia. Lo annunciano i suoi creatori, che affermano di aver accettato l'offerta di Pyongyang di ospitarlità sui suoi server. Gli analisti dubitano, però, che le trasmissioni vengano davvero effettuate dall'estremo oriente. "The Pirate Bay è stato cacciato in molti paesi in tutto il mondo. Non per attività illecite, ma essere perseguitato per le credenze di libertà di informazione", annuncia The pirate Bay.

"Oggi, un nuovo capitolo viene scritto nella storia del movimento, così come la storia degli internauti. Una settimana fa abbiamo potuto rivelare che The Pirate Bay è accessibile tramite la Norvegia e Catalonya. Il passaggio è stato quello per garantire che tali paesi e regioni avranno l'attenzione sulle questioni a portata di mano. Oggi siamo in grado di rivelare che siamo stati invitati dal leader della Repubblica di Corea, per combattere le nostre battaglie dalla loro rete".

"Questa è davvero una situazione ironica. Siamo stati in lotta per un mondo libero, ed i nostri avversari sono per lo più grandi aziende degli Stati Uniti d'America, un luogo in cui si dice che la libertà e la libertà di espressione deve essere alta. Allo stesso tempo, le aziende di quel paese sono a caccia di un concorrente di altri paesi, corruzione di polizia e legislatori, minacciando i partiti politici e fisicamente cacciando la gente dal nostro equipaggio".

"E per il nostro aiuto arriva un governo famoso nella nostra parte del mondo per bloccare le persone per i loro pensieri e che vieta l'accesso alle informazioni. Noi crediamo che l'offerta del nostro asilo virtuale in Corea è un primo passo per cambiare la vista di questo paese in termini di accesso alle informazioni. E' la certa apertura di un paese che non si preoccupa di minacce come fanno gli altri. In questo modo, TPB e Corea potrebbero avere un legame speciale".

"Faremo del nostro meglio per influenzare i leader coreani di lasciar usare anche alla loro stessa popolazione  il nostro servizio, e per fare in modo di contribuire a migliorare la situazione in tutti i modi possibili. Quando qualcuno sta cercando di migliorare le cose, è anche dovere afferrargli la mano". Purtroppo, però, non è esattamente così, come racconta nel suo blog l'hacker Will: The Pirate Bay, al momento, non è ospitato su server nordcoreani. Per smascherare l'inghippo è bastato eseguire il traceroute del sito.


Fonte: Euronews
Via: Wired

MarkMonitor, attenzione puntata su pirateria di contenuti digitali online


MarkMonitor mette in guardia i produttori di contenuti digitali per la crescente diffusione della pirateria di film, musica, software, giochi ed e-book. I titolari dei diritti devono adottare un approccio proattivo e globale alla lotta contro la pirateria online, individuando e monitorando l'attività del download illegale che avviene all’interno di una vasta gamma di canali come siti di P2P, contenuti generati dagli utenti, blog, siti di streaming video e servizi, al fine di individuare e interrompere l'attività promozionale collegata sui motori di ricerca, sui siti web e social network.

Mediaset, sequestrati 10 siti pirata: trasmettevano partite in streaming


Dieci siti 'pirata' che trasmettevano le partite di serie A e di Champions League in diretta streaming sono stati sequestrati. Lo ha deciso il gip di Milano, Andrea Ghinetti, su richiesta del pm Tiziana Siciliano, dopo una denuncia di Mediaset. ''Malgrado le partite di calcio non siano da considerarsi 'opera intellettuale' - scrive il gip - le videoriprese di tali eventi (...) allorquando si caratterizzano per uno specifico apporto di tipo tecnico e creativo, possono rientrare tra le opere tutelate''. 

Lo scorso novembre, il Tribunale di Milano aveva disposto il sequestro preventivo del sito Avaxhome, una sorta di 'edicola digitale pirata'. Applicato in quel caso il reato di ricettazione perché, secondo l’accusa, con i banner pubblicitari il sito faceva profitti. In particolare, la Polizia Postale, su ordine del gip, ha effettuato il sequestro preventivo di dieci domini web: www.webcaston.com, www.freedocast.com, www.veemi.com, www.limev.com, www.mips.tv, www.hqeast.tv, www.dinozap.tv, www.hdeaster.net, www.ilive.to e www.LiveScoreHunter.tv.

Di diverso avviso rispetto al gip l'avvocato Fulvio Sarzana, legale dell'Associazione italiana provider, che afferma: ''Gli incontri sportivi non possono essere considerati creazioni intellettuali qualificabili come opere ai sensi della direttiva sul diritto d'autore. Ciò vale - ha aggiunto il legale - in particolare per gli incontri di calcio, i quali sono disciplinati dalle regole del gioco, che non lasciano margine per la libertà creativa ai sensi del diritto d'autore''. E' peraltro pacifico, prosegue l'avvocato, ''che il diritto dell'Unione non li tuteli ad alcun altro titolo nell'ambito della proprietà intellettuale''.

Il gip nel decreto spiega invece che ''dalla denuncia presentata emerge che oggetto di abusiva immissione e trasmissione attraverso la rete internet sono alcuni programmi televisivi prodotti da Rti (società del gruppo Mediaset), partite del campionato di calcio di Serie A per la stagione 2011/12, nonchè incontri di Champions League ed Europa League per le stagioni 2010/2011 e 2011/12, trasmissioni televisive ed eventi calcistici che Rti mette in onda attraverso le emittenti nazionali o sulla piattaforma pay-tv 'Mediaset Premium'".

"I siti 'pirata' in modalità streaming - prosegue il gip - mettevano a disposizione le immagini relative agli incontri calcistici in tempo reale, in maniera pressochè affine alla tradizionale trasmissione televisiva in diretta''. Secondo il giudice, dunque, ''le videoriprese'' delle partite di calcio e i programmi tv sul calcio ''possono rientrare tra le opere tutelate'' dalla legge sul diritto d'autore e quindi ''i programmi e gli eventi calcistici vengono abusivamente diffusi e pubblicati su internet'' e forniti gratuitamente agli utenti da siti 'pirata' che, sottolinea il gip, sono difficili da contrastare, perchè ''sono spesso collocati all'estero e modificano frequentemente indirizzi e denominazioni''.


Fonte: TG Com
Via: Fulvio Sarazana
Foto dal Web

Google aggiorna il suo algoritmo, penalizzati i siti che violano il copyright


Google, sotto la pressione della RIAA, ha aggiornato il suo "algoritmo di ricerca" per aiutare gli utenti a trovare più facilmente fonti legittime e di qualità dei contenuti. Cambiano gli algoritmi di indicizzazione e da oggi il motore di ricerca penalizzerà chi viola il copyright. Ai siti che riceveranno un alto numero di richieste di rimozione verrà abbassato il PageRank, indipendentemente dalla presenza di contenuti illegali.

"A partire dalla prossima settimana cominceremo a tenere in considerazione un nuovo fattore nei nostri ranking: il numero delle richieste valide di rimozione che riceviamo nei confronti di siti per motivi di copyright", ha annunciato Amit Singhal, Vice Presidente del settore search engine di Google. "I siti che riceveranno un alto numero di richieste potranno apparire più in basso nei risultati delle ricerche".

"Da quando abbiamo riattivato la rimozione di contenuti per questione di copyright - scrive ancora Singhal - le richieste sono aumentate a dismisura. Solo negli ultimi 30 giorni ne abbiamo ricevute 4,3 milioni. Ora useremo questi dati per penalizzare i siti che hanno violato il copyright". Google non rimuoverà alcuna pagina finché non riceverà una valido copyright removal notice dal proprietario dei diritti.

"Oggi Google ha annunciato un cambiamento potenzialmente significativo nelle sue classifiche di ricerca che può fare una differenza significativa ai creatori: siti che sono oggetto di un gran numero di avvisi di rimozione di copyright possono essere classificati inferiori nei risultati di ricerca rispetto a prima. Ciò dovrebbe tradursi in classifica per i migliori servizi musicali autorizzati che pagano gli artisti e per consegnare ai fans la musica che amano", ha commentato il Presidente e Ceo di RIAA Cary Sherman.

"Questo cambiamento è un passo importante nella giusta direzione - un passo che abbiamo sollecitato a Google da prendere per un lungo periodo - e ci congratuliamo con l'azienda per la sua azione", ha aggiunto Sherman. E' una mossa a lungo sostenuta dall'industria musicale, e data la posizione dominante di Google nel mercato della ricerca e la documentata importanza dei siti che appaiono nella prima pagina dei risultati di ricerca, si tratta d'uno sviluppo significativo.


Fonte: RIAA
Via: Inside Search

Il Parlamento europeo non ratifica Acta, controverso trattato antipirateria


Il Trattato anti contraffazione ACTA (Anti-Counterfeiting Trade Agreement) è stato respinto mercoledì dal Parlamento europeo e pertanto, per quanto riguarda l'Unione europea, non sarà legge. È stata la prima volta che il Parlamento ha esercitato le sue nuove competenze in materia di trattati commerciali internazionali. 478 deputati hanno votato contro ACTA, 39 a favore e 165 si sono astenuti.

Sono molto felice che il Parlamento abbia deciso di seguire la mia raccomandazione di respingere ACTA", ha affermato il relatore David Martin (S&D, UK) dopo il voto, ribadendo le sue preoccupazioni su un trattato troppo vago e aperto a interpretazioni erronee. Tuttavia, ha aggiunto il relatore, l'UE deve trovare vie alternative per proteggere la proprietà intellettuale "Sosterrò sempre le libertà civili rispetto alla protezione del diritto di proprietà intellettuale ", ha aggiunto.

Christofer Fjellner (PPE, SE), fra i sostenitori principali di ACTA in seno al PPE, ha chiesto, prima della votazione in plenaria, di rinviare il voto in attesa del giudizio della Corte di giustizia europea sulla compatibilità del trattato col diritto comunitario. Il Parlamento ha respinto la richiesta e una forte minoranza si è alla fine astenuta sul voto sul consenso al trattato.

Durante la discussione su ACTA, il Parlamento è stato oggetto di una pressione diretta e senza precedenti da parte di migliaia di cittadini europei che hanno chiesto la bocciatura le testo, con manifestazioni per strada, e-mail ai deputati e telefonate ai loro uffici. Il Parlamento ha anche ricevuto una petizione firmata da 2,8 milioni di cittadini di tutto il mondo che chiedeva la stessa cosa.

L'accordo ACTA, che è stato negoziato tra Ue, Stati Uniti, Australia, Canada, Giappone, Messico, Marocco, Nuova Zelanda, Singapore, Corea del Sud e Svizzera, è stato concepito per rafforzare l’applicazione dei diritti di proprietà intellettuale. Il voto di mercoledì significa che né l'UE né i suoi Stati membri potranno far parte dell'accordo.

Gdf Cagliari inibisce kickasstorrents.com, sito pirata con 3 mln di visitatori


Operazione 'Last paradise' del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Cagliari, che ha inibito l'accesso dall'Italia agli internauti sul portale ''www.kickasstorrents.com'', uno dei più grandi supermarket mondiali del falso multimediale, su ordine del pm di Cagliari Giangiacomo Pilia. Gli Italiani non possono più accedere sul portale di scambi frequentato ogni giorno da 3 milioni di utenti, con nove milioni e mezzo di documenti.

Dopo l'operazione 'The pirate bay' nel 2008 e la chiusura di 'btjunkie' nel febbraio scorso, la Gdf di Cagliari ha individuato come target un'ulteriore super piattaforma pirata, virtualmente allocata nelle Filippine e con server sparsi in tutto il mondo. Il colossale sito, forte dei suoi 10 milioni di torrent attivi, riceveva oltre 3 milioni di visite giornaliere da tutto il mondo e l'Italia era il terzo Paese per provenienza di utenti alle spalle solo di India e Usa.

Centinaia di migliaia di italiani, accedendo, anche tramite i più noti motori di ricerca e social network, direttamente ai vari indirizzi IP senza alcun obbligo di registrazione e identificazione dell'utente, usavano regolarmente ogni giorno la super piattaforma digitale pirata per scaricare, in altissima definizione e qualità digitale, musica, film, videogiochi e software, sempre aggiornatissimo anche con le ultime uscite commerciali e in contemporanea con le anteprime cinematografiche.

Kickasstorrents, o ''Kat'', come meglio noto ai web-surfers, ospitava numerosi banner pubblicitari, producendo guadagni per i gestori stimati in oltre 8,5 milioni di dollari all'anno. Il provvedimento della Procura di Cagliari ha confermato la particolare sensibilità e attenzione della Magistratura del capoluogo sardo al settore della tutela del copyright online ed ha visto l'utilizzo dell'ormai collaudato ''ordine di inibizione'' emesso direttamente dal pm quale strumento istruttorio di una evoluta strategia giuridica di contrasto al crimine nel web.


Via: Adnkronos

Sergey Brin: governi, Facebook e Apple minacciano libertà su Internet


Sergey Brin punta il dito contro alcuni governi e sulle iniziativa antipirateria ma anche contro Facebook e Apple. I principi di trasparenza e di accesso universale, che hanno sostenuto la creazione di un internet libero, sono da tre anni sotto una grande minaccia, secondo il co-fondatore di Google Sergey Brin. In un'intervista al Guardian, Brin ha avvertito che ci sono "forze molto potenti che si sono schierati contro l'internet aperto su tutti i lati e in tutto il mondo. Sono più preoccupato quello che sono stato in passato. E' spaventoso", ha dichiarato.

La minaccia alla libertà di Internet, egli afferma, deriva da una combinazione di governi che cercano sempre più di controllare l'accesso e la comunicazione dei loro cittadini, tentativi dell'industria dell'intrattenimento per reprimere la pirateria, e l'ascesa di giardini restrittivi e recintati come Facebook e Apple, che ben controllano quali software possono essere rilasciati sulle loro piattaforme. Il giovane informatico sorvola sulle innumerevoli cause intentate contro Google per abuso di posizione dominante.

Il 38enne miliardario, la cui famiglia fuggì all'antisemitismo in Unione Sovietica, ampiamente considerato come la forza trainante del parziale ritiro di Google dalla Cina nel 2010, si dice preoccupato per la censura e gli attacchi informatici. Ha detto che cinque anni fa non credeva che in Cina o in qualsiasi paese fosse possibile effettivamente limitare l'internet a lungo, ma ora dice che si era sbagliato. "Ho pensato che non ci fosse alcun modo per mettere il genio nella bottiglia, ma ora sembra che in alcune zone il genio è stato messo nella bottiglia", ha detto.

Egli si è detto più preoccupato per gli sforzi dei paesi come la Cina, l'Arabia Saudita e l'Iran per censurare e limitare l'uso di internet, ma ha avvertito che l'ascesa di Facebook e Apple, che hanno le loro piattaforme proprietarie e controllano l'accesso ai propri utenti, rischiano di soffocare l'innovazione e balcanizzare il web. "C'è molto da perdere", ha detto. Ad esempio, tutte le informazioni nelle apps, i cui dati non sono individuabili dai Web crawler. Brin ha detto che lui e il co-fondatore Larry Page non sarebbero stati in grado di creare Google se l'internet era dominato da Facebook.

"Bisogna giocare secondo le loro regole, che sono davvero restrittive", ha detto. "Il tipo di ambiente che abbiamo sviluppato in Google, il motivo per cui siamo stati in grado di sviluppare un motore di ricerca, è perchè  il web era così aperto. Una volta che sono arrivate ​​troppe regole, vuol dire che si intende soffocare l'innovazione". Ha criticato Facebook perchè non rende facile agli utenti passare i dati ad altri servizi. "Facebook ha succhiato i contatti di Gmail per molti anni", ha detto.

Parlando della Cina ha poi detto di essere preoccupato per la militarizzazione di internet e le rivendicazioni - negate da Pechino - dei numerosi cyber-attacchi contro obiettivi militari USA e aziende. Brin ha riservato le sue parole più dure per l'industria dell'intrattenimento, che ha detto si è data "la zappa sui piedi", a causa della legislazione per bloccare i siti che offrono materiale pirata. I progetti anti-pirateria come Sopa, Pipa e la legge Hadopi, nel tentativo di limitare le perdite per le major dell'audiovisivo, minaccerebbero indirettamente la libertà di espressione su Internet.

Utenti Megaupload target di criminali per richieste di falsi risarcimenti


Dei criminali informatici stanno tentando di estorcere denaro agli utenti di Internet sostenendo che ci potrebbero essere implicazioni finanziarie per coloro che hanno usato l'ormai defunto sito di file-sharing Megaupload per attività illecite. Nei giorni scorsi un falso studio legale ha cercato di sottrarre denaro a vittime innocenti,sostenendo di agire per conto di società di intrattenimento come Universal, Sony, EMI, Warner, Dreamworks e Paramount", spiega Torrent Freak sul suo sito. 

Naturalmente, situazioni in cui i detentori del copyright cercano di spaventare gli utenti chiedendo soldi in contanti per evitare una causa non sono una novità, ma risulta anche che i truffatori vedono un'opportunità in queste pratiche. In una delle lettere di notifica, che colpisce uno degli utenti in Germania, uno studio legale chiamato Dr. Kroner & Colleagues informa il destinatario che lui / lei è tenuto al risarcimento di 10.000 euro (13,000 dollari) per il download di contenuti piratati. 

L'alternativa è un pagamento inferiore di soli 147 euro (192 dollari) che possono presumibilmente risolvere l'intera situazione. Inoltre, gli "avvocati" accusano il destinatario solo di violazione del copyright, contengono falsi indirizzi IP e falsi orari, ma non forniscono alcun dettaglio in merito al contenuto che è stato effettivamente scaricato. Ulteriori analisi di questi messaggi di posta elettronica da parte OnlineKosten hanno rivelato che il denaro finisce di fatto da qualche parte in Slovacchia. 

Variazioni di altre truffa contano sulla reputazione di GVU, ma in questi casi lo scenario è peggiore, perché un malware viene utilizzato per spaventare gli utenti. L'elemento dannoso dirotta il browser della vittima in modo che visualizzi una falsa notifica che presumibilmente scomparirà solo dopo che una certa quantità di denaro verrà pagato tramite PaySafeCard

L'anti-pirateria del gruppo ha anche rilasciato un advisory per avvertire la popolazione circa l'esistenza di tali regimi. Di fronte a tali minacce, gli utenti sono invitati a non farsi prendere dal panico. Di solito queste truffe sono coperte dai fornitori di soluzioni di sicurezza e altri siti web, il che significa che una semplice ricerca dovrebbe rivelare se le affermazioni sono vere o meno.

Sequestrati ScaricoLibero e FilmGratis, titolare conferma su Facebook


Dopo la chiusura di Megaupload, BTJunkie, The Pirate Bay e quella più recente di Library.nu, è stata la volta di ScaricoLibero.com e FilmGratis.tv, siti attraverso i quali era possibile visionare in streaming film e materiale multimediale. Non un attacco hacker che puntava a rendere irraggiungibili i siti come ipotizzato a più riprese. Come comunica  l’avvocato Fulvio Sarzana, a decretarne la chiusura, la Guardia di Finanza che, su ordine del GIP di Parma, ha sequestrato siti, domini, alias, indirizzi IP e il relativo conto dell’intestatario del dominio. 

La misura cautelare è stata emessa a carico del titolare dei portali, che è stato identificato, per i reati di cui all’art 171 ter comma 2, e 171 , comma 1, legge sul diritto d’autore, e per i reati di ricettazione di cui all’art 648 codice penale. Attualmente i due siti sono irraggiungibili dall’Italia come se i provider di connessione ne impedissero l’accesso tramite la modifica dei DNS. Mentre utilizzando un proxy si scopre che sulla loro homepage c’è il comunicato della GdF che avvisa che il sito è sottoposto a sequestro. 

Il giro d’affari stimato era di 300 dollari al giorno e consisteva nella percezione di introiti pubblicitari con i sistemi del pay per click. Il GIP affronta anche il delicato tema dell’obbligo di rogatoria per il sequestro dei siti web che risiedono fisicamente in Olanda, ritenendo, sulla scorta dell’insegnamento della Corte di Cassazione che si possa disporre il sequestro preventivo di beni presenti all’estero anche prima dell’attivazione dello strumento della rogatoria. 

Sul profilo Facebook di filmgratis.tv vi è l'annuncio dell’amministratore dei due siti: "Stamattina è venuta la GDF a casa mia, sono un ragazzo di 20 anni appena compiuti e mi hanno sequestrato i siti web, tra cui scaricolibero.com e filmgratis.tv... Amo i miei utenti e li ho sempre amati, e sono sicuro che per questa battaglia ci sarà giustizia.... Un salutone - FilmGratis.TV | lo staff". Ma Filmgratis e Scaricolibero non sono gli unici siti a essere stati chiusi in questi giorni. 

L'ultima segnalazione riguarda WarezFull.it, un forum che si presenta come una raccolta di risorse a warez e materiale disponibile gratuitamente, ma che sembra ospitare ogni tipo di file, tra giochi, film, musica e programmi, anche pirata. L'account di gestione del sito risulta essere sospeso e sulla home page appare questo messaggio: "Sito chiuso su richiesta della FAPAV: Federazione Anti - Pirateria Audiovisiva per violazione del copyright".

Sito della Cia bloccato da Anonymous, Israele minacciata in un video


Il sito internet della Cia è bloccato in seguito ad un attacco informatico, rivendicato dal gruppo di hacker Anonymous. Il portavoce della Cia non ha voluto commentare la notizia. Quello che è certo è che la tecnica usata è di tipo DDos (distributed denial of service). Anonymous ha annunciato l'attacco su Twitter parafrasando il gergo militare della Nato "Tango down", usato quando un obiettivo viene distrutto. #Cia Tango Down, è stato il tweet postato sul sito di microblogging.

Acta: Ue firma accordo, Anonymous attacca sito Parlamento Europeo


L'Unione Europea ha firmato giovedì scorso a Tokyo, il trattato Acta (Anti-Counterfeiting Trade Agreement), un accordo che, secondo i commenti di esperti e attivisti, è un rischio per la libera espressione su internet. Sottoscritto da 40 Paesi - e fortemente voluto dagli Usa, dalle aziende discografiche, da multinazionali come Walt Disney, Sony, Intel, nonché da quelle che si occupano di farmaci e prodotti agrobiologici come Monsanto, Pfizer e GlaxoSmithKline - Acta intende dare nuove armi ad ampio spettro per combattere non solo la contraffazione ma anche la pirateria di musica e film tramite il Web. 

Il caso MegaUpload è solo l’inizio dell’escalation alla lotta a pirateria digitale e contraffazione. Ad opporsi ad Acta in Italia è Agorà Digitale: "Acta è un bavaglio mondiale a internet che sarà presto operativo. L'Unione Europea ha trascurato completamente le molte critiche contro Acta, provenienti dalle Ong che si occupano dell'accesso ai farmaci". Timori esagerati secondo l'Ue. "L'accordo - ha spiegato un portavoce della Commissione - non creerà nuovi diritti intellettuali ma servirà solo a rafforza i diritti già esistenti". 

E un'attacco hacker ha colpito il sito internet dell'Europarlamento, inaccessibile da diverse ore. I tecnici dell'Aula di Strasburgo hanno operato per ripristinare il normale funzionamento del sito, i cui contenuti e pagine interne non sono stati colpiti dai pirati del Web. "Hanno solo reso inaccessibile il portale, senza toccare il resto", ha spiegato la responsabile stampa del Parlamento Ue Marjorie Van Den Broeke

Secondo alcune fonti, dietro l'operazione di hackeraggio ci sarebbe ancora Anonymous in segno di protesta contro Acta, l'accordo internazionale contro la pirateria informatica che molti dei paesi Ue hanno sottoscritto e su cui l'Aula si deve esprimere nelle prossime settimane. Il sito è stato attaccato con una domanda massiccia di richieste (DDos). L'Europarlamento, però, non ha per ora potuto confermare la paternita' dell'attacco.

Fonti: La RepubblicaAdnkronos

Illegal drugs su Adwords: Google sapeva, incastrata da mago truffa


E’ stato un ‘mago’ della truffa, reclutato dagli investigatori del governo Usa, ad incastrare, dal carcere, Google sulle pubblicità illegali di farmaci, accusa che ha portato il colosso a pagare lo scorso agosto ben 500 milioni di dollari di multa. Per legge, i farmaci provenienti dal Canada - che hanno un costo spesso di molto inferiore a quello che si paga sul suolo Usa - non possono essere importati sul suolo americano. 

La storia dell’indagine, in cui é stato dimostrato che i dirigenti della società erano a conoscenza del fatto che i messaggi pubblicitari erano illegali, é riportata dal Wall Street Journal. Per dimostrare che attraverso gli annunci di Google venivano venduti in Usa farmaci illegali gli investigatori si sono serviti di David Whitaker, un artista della truffa arrestato nel 2008 che nella sua lunga lista di reati aveva anche la vendita di steroidi anabolizzanti, proprio grazie a Google Adwords, il sistema pubblicitario del motore di ricerca. 

Con lo pseudonimo di Jason Corriente e 200 mila dollari presi dai fondi pubblici il truffatore è riuscito ad aprire diversi siti per la vendita illegale di farmaci, sempre con l’aiuto dei dirigenti dell’azienda di Mountain View, permettendo agli investigatori di accumulare una mole impressionante di prove, culminate con l’incriminazione e la multa da record. Durante un’ispezione nella sede centrale di Google, a Mountain View, in California, sarebbe stata trovata la prova che addirittura Larry Page, uno dei fondatori, fosse al corrente della pratica: 

“I dipendenti di Google sono stati ‘preziosi’ per bypassare la politica sulla verifica dei farmaci della compagnia - ha spiegato Whitaker -, i siti web erano palesemente illegali”. La causa, afferma il quotidiano finanziario, potrebbe fare da apripista a una serie di azioni giudiziarie analoghe da parte di altri soggetti, come le case di produzione cinematografiche, secondo cui attraverso Google Ads vengono pubblicizzati siti che vendono film piratati.

Fonte: ANSA

Legge comunitaria, Asstel: a rischio il commercio elettronico in Italia


Assotelecomunicazioni-Asstel, associazione che nel sistema di Confindustria rappresenta la filiera delle telecomunicazioni italiane, accoglie con grande preoccupazione le modifiche suggerite alla legge sul commercio elettronico dalla XIV Commissione della Camera di Deputati (Politiche comunitarie), che introducono pesanti responsabilita' degli operatori di rete per le eventuali condotte illecite degli utenti. ''La modifica proposta sembra essere basata sulla convinzione che le opportunita' offerte da Internet permettano condotte illecite anche a causa degli operatori di rete, providers di diversi livelli, gestori di piattaforme e altri, che sono tacciati di tralasciare i dovuti controlli e, in alcuni casi, addirittura di rendersi complici dei traffici illegali - afferma il Presidente di Asstel, Cesare Avenia - Simili generalizzazioni sono di una gravita' assoluta e devono essere rigettate. Purtroppo dobbiamo constatare che alcune false convinzioni si stanno imponendo all'attenzione del legislatore grazie a una certa arretratezza culturale sul mondo digitale presente nel nostro paese, testimoniata dalle statistiche sul basso utilizzo dei servizi digitali e dall'azione di quei gruppi di interessi le cui posizioni vengono messe in discussione dalla valenza innovativa del web''. ''Se diventasse legge, la modifica votata dalla XIV Commissione della Camera non solo ostacolerebbe lo sviluppo del commercio elettronico, ma avrebbe scarse probabilita' di ridurre il fenomeno contraffattivo che vorrebbe colpire - continua Avenia - Asstel e' da sempre convintamente schierata contro la pirateria on-line, sia di opere digitali che di prodotti contraffatti, ma le convinzioni aprioristiche e le proposte legislative come quella in discussione non vanno in tale direzione, mente penalizzano ulteriormente il settore dell'ICT e la possibilita' per l'intero sistema industriale di utilizzarlo come motore dello sviluppo''.

Via: Virgilio
Fonte: ASCA

Musica digitale, boom nel 2011 ma resta alto download illegale brani


Il 2011 e’ stato un altro anno di crisi per l’industria discografica, che ha visto nuovamente il proprio giro d’affari restringersi a causa della pirateria online e del declino del supporto fisico. Continua in compenso a crescere il mercato della musica digitale, tanto da far prevedere a molti addetti ai lavori un ritorno alla crescita nel 2013. E’ quanto emerge dai dati presentati da Ifpi nel Digital Music Report 2012.

L’anno passato il fatturato complessivo dell’industria e’ sceso del 3% a 16,2 miliardi di dollari dai 16,7 miliardi di dollari del 2010. Gli introiti del mercato digitale sono pero’ cresciuti dell’8% a quota 5,2 miliardi di dollari, con gli utenti di servizi come iTunes, Spotify e Deezer che sono saliti a 13,4 milioni dagli 8,2 milioni nel 2010. La percentuale di coloro che hanno sottoscritto servizi in abbonamento e' cresciuta del 65%.

La flessione dei ricavi generali e’ stata inoltre inferiore a quella dell’8% registrata nel 2010, un dato che suscita ottimismo nei boss delle case discografiche. "Credo che il contesto stia cambiando in modo positivo, stiamo passando dall’avere il vento contro ad avere il vento in poppa" ha dichiarato il numero uno di Sony, Edgar Berger.

"Il futuro sembra estremamente radioso. L’industria e’ arrivata a un punto di svolta? Sono decisamente piu’ ottimista ora di quanto sia mai stato - afferma invece Rob Wells, presidente della divisione digitale della Universal, la maggiore label del pianeta - Credo che il 2013 sia una scommessa sicura ma, nonostante le buone notizie, servono ancora grandi sforzi per superare il problema della pirateria, che esiste ancora".

Secondo i dati Ifpi il 28% delle persone connesse a internet scaricano infatti musica illegalmente. Proprio pochi giorni fa il governo Usa ha ordinato la chiusura del sito di file sharing Megaupload e subito dopo un portale analogo, FileSonic, ha chiuso spontaneamente i servizi che consentivano di scambiare musica online.

Via: Primaonline