Prevedere i reati e aiutare le forze dell'ordine a gestire disordine e insicurezza in città: è quanto si propone il progetto "eSecurity", il progetto pilota a livello nazionale finanziato con 448 mila euro dalla Ue che consentirà di disporre di innovativi strumenti digitali per la prevenzione del crimine. Contro il "disordine urbano" sarà sperimentata la "predictive policing" (polizia predettiva), un insieme di algoritmi matematici gestiti da un apposito software - anche condiviso on-line - e voluto dal Questore, Giorgio Iacobone, dalla neo Rettrice dell'Università di Trento, Daria de Pretis, e dal sindaco, Alessandro Andreatta.
Lo scopo di eSecurity è di elaborare un sistema ICT innovativo e georiferito di raccolta dati sul crimine, il disordine sociale e i livelli di insicurezza percepita dai cittadini, finalizzato alla predizione e alla prevenzione della criminalità e alla gestione della sicurezza in ambito urbano. Il fine ultimo di questo prototipo è assistere le autorità di polizia e i decisori politici nel gestire la sicurezza urbana. Il progetto è coordinato dal gruppo di ricerca eCrime della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento, in partnership con la Questura di Trento, il Centro Information Technology della Fondazione Bruno Kessler e il Comune di Trento.
Il progetto è stato co-finanziato dalla Commissione europea che ha contribuito con oltre 400mila euro (valore complessivo: 448.660 euro con un co-finanziamento di FBK) nell’ambito del programma ISEC 2011 “Prevention of and Fight against Crime” della Direzione Generale Affari Interni. Alla conferenza stampa di lancio del progetto, che si è tenuta oggi in Rettorato, sono intervenuti la rettrice dell’Università di Trento Daria de Pretis, l’assessore del Comune di Trento Violetta Plotegher, il questore Giorgio Iacobone e il segretario generale della Fondazione Bruno Kessler, Andrea Simoni.
A illustrare i dettagli del progetto "eSecurity - ICT for knowledge-based and predictive urban security" è stato Andrea Di Nicola, coordinatore scientifico del progetto e del gruppo di ricerca eCrime dell’Università di Trento, insieme a Salvatore Ascione, vice questore aggiunto della Questura di Trento e dirigente dell’Ufficio Controllo del territorio, e a Cesare Furlanello, capo dell’unità di ricerca MPBA “Modelli predittivi per la biomedicina e l’ambiente” della Fondazione Bruno Kessler, responsabili del progetto insieme a Di Nicola. All’incontro era presente anche il direttore del Centro Information Technology della Fondazione Bruno Kessler, Paolo Traverso.
Gli eventi criminali tendono a concentrarsi in luoghi specifici del tessuto urbano e in particolari archi temporali. Ed è partendo da questo assunto, proprio della criminologia ambientale, che eSecurity intende utilizzare i dati sui crimini di cui vengono a conoscenza le forze dell’ordine, le informazioni sul disordine urbano e sul grado di insicurezza della comunità di riferimento, leggendoli attraverso modelli matematici. In questo modo, sarà possibile individuare le aree della città e gli intervalli temporali di maggiore rischio per prevedere la futura concentrazione di eventi criminali, disordine e insicurezza.
Il sistema ICT sarà uno dei pochi software al mondo nel settore della prevenzione della criminalità urbana e compirà una netta evoluzione rispetto alle esperienze già testate negli USA e nel Regno Unito. Infatti, sarà il primo prototipo in assoluto, in quest’ambito, a spostare l’ottica della sperimentazione dal "predictive policing" alla più articolata "predictive urban security": la sicurezza urbana predittiva. La polizia predittiva in senso classico basa le sue analisi sui crimini avvenuti in passato, sulla loro dislocazione spazio-temporale e sulle eventuali ricorrenze riscontrate negli schemi di comportamento dei criminali per prevedere i luoghi di futura concentrazione della criminalità, al fine di razionalizzare i servizi di pattugliamento, inviando agenti in queste aree per prevenire i reati.
I primi esempi reali di "polizia predittiva" sono stati implementati grazie alla creazione di mappe georiferite, strutturate in relazione crimini denunciati alle forze dell’ordine, con l’indicazione dei luoghi e dei tempi di maggiore concentrazione degli episodi criminali (“hot spots”). Alcuni casi di rilievo sono il software, sviluppato da IBM per la polizia di Memphis (Crush), capace di prevedere la concentrazione del crimine e di dare supporto alla polizia nel tentativo di ridurre tassi di criminalità urbana, e l’esperienza del Dipartimento di Polizia di Los Angeles con il supporto di ricercatori dell’Universitàdella California.
Il sistema ICT sarà uno dei pochi software al mondo nel settore della prevenzione della criminalità urbana e compirà una netta evoluzione rispetto alle esperienze già testate negli USA e nel Regno Unito. Infatti, sarà il primo prototipo in assoluto, in quest’ambito, a spostare l’ottica della sperimentazione dal "predictive policing" alla più articolata "predictive urban security": la sicurezza urbana predittiva. La polizia predittiva in senso classico basa le sue analisi sui crimini avvenuti in passato, sulla loro dislocazione spazio-temporale e sulle eventuali ricorrenze riscontrate negli schemi di comportamento dei criminali per prevedere i luoghi di futura concentrazione della criminalità, al fine di razionalizzare i servizi di pattugliamento, inviando agenti in queste aree per prevenire i reati.
I primi esempi reali di "polizia predittiva" sono stati implementati grazie alla creazione di mappe georiferite, strutturate in relazione crimini denunciati alle forze dell’ordine, con l’indicazione dei luoghi e dei tempi di maggiore concentrazione degli episodi criminali (“hot spots”). Alcuni casi di rilievo sono il software, sviluppato da IBM per la polizia di Memphis (Crush), capace di prevedere la concentrazione del crimine e di dare supporto alla polizia nel tentativo di ridurre tassi di criminalità urbana, e l’esperienza del Dipartimento di Polizia di Los Angeles con il supporto di ricercatori dell’Universitàdella California.
Fonte: Fondazione Bruno Kessler
Via: Polizia di Stato
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