Experian, leader mondiale dell’informazione creditizia, ha reso noto i risultati di un’indagine da cui risulta che ben il 36% dei consumatori britannici ritiene inevitabile di cadere prima poi vittima di frodi o di furti di identità online; che il 40% di essi ritiene i provider di servizi online responsabili dei dati personali ad essi comunicati; che ciò che fa più paura (87% degli intervistati) è il furto online di dati personali di rilevanza bancaria, e assai meno quello dei dati inviati sui canali di giochi online (54%).
L’indagine è stata condotta presso migliaia di consumatori in tutto il Regno Unito per fare il punto sui comportamenti dei singoli a riguardo dei furti di identità online - cattura di dati personali da parte di soggetti che poi effettuano acquisti o ottengono finanziamenti in nome e per conto dell’ignara vittima, che ne paga le conseguenze - e il ruolo atteso dai fornitori di servizi online dei più diversi settori (bancario, assicurativo, del gaming online e delle scommesse, dei più diversi servizi di mobile internet).
Fra le altre evidenze è anche quella di una certa sopravvalutazione delle cautele adottate per evitare brutte avventure. Infatti il 73% di chi accede a Internet ritiene di avere password sicure, l’80% di adottare misure adeguate per evitare il furto di informazioni o di identità, e ancora l’80% di non condividere con terzi le password d’accesso a siti, ma poi risulta anche che:
• solo il 33% ha una password diversa per ogni account di servizio;
• solo il 25% conserva e protegge i dati personali di connessione (ID e password) relativi ai diversi account Internet utilizzati (il 33% per cento addirittura li lascia nella “memoria cache” del computer, quella cui di solito puntano gli spyware)
•solo il 25% si preoccupa di cambiare ogni mese le password;
• solo il 6% ha stipulato polizze d’assicurazione per la protezione dei propri dati personali online.
I canali di online banking sono al centro delle cautele, anche se poi sono avvertiti comunque più sicuri di altre connessioni in cui si veicolano dati in interesse bancario, infatti:
• l’89% degli intervistati che fa uso di canali di online banking bada bene di disconnettersi regolarmente una volta conclusa l’operazione, e solo il 17% afferma di collegarsi da un qualsiasi computer e solo il 10% da connessioni Wi-Fi pubbliche, che presentano rischi di intrusione significativamente più alti rispetto alle reti o connessioni private;
• la percentuale di chi teme il furto di dati personali bancari scende dall’87% al 65% quando ci si riferisce al timore che il furto di dati avvenga non da un qualsiasi collegamento, ma direttamente dai canali di online banking.
Per contro, risalta la poca cautela adottata nelle connessioni ai canali di gaming, solitamente di durata non proprio breve e con accesso a piattaforme che non garantiscono più di tanto da intrusioni nei dispositivi (PC, tablet e smatphone) tramite “virus spia” (spyware). E infatti non più del 30% vede rischi nell’acquisto o la memorizzazione dei dati sui giochi, molti vi accedono da computer pubblici o condivisi, e ben il 33% da dispositivi mobile e da connessioni Wi-Fi in luoghi pubblici, le meno sicure.
Fonte: Allea
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