I ricercatori della Seconda Universita’ degli Studi di Napoli (SUN) hanno dimostrato che l’estratto acquoso della pianta Ruta graveolens, una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Rutaceae, è capace di uccidere le cellule del tumore cerebrale risparmiando tuttavia quelle neuronali non proliferanti. Una pianta mediterranea uccide le cellule maligne di un tumore cerebrale. Uno studio effettuato da ricercatori della Seconda Universita’ degli Studi di Napoli ha dimostrato che l’estratto acquoso della pianta Ruta graveolens e’ capace di uccidere cellule di glioblastoma risparmiando tuttavia le cellule neuronali non proliferanti e differenziate.
“Il glioblastoma multiforme – spiega Luca Colucci-D’Amato, docente di Patologia generale del Dipartimento di Scienze e Tecnologie ambientali biologiche e farmaceutiche della Seconda Universita’ di Napoli (SUN) – e’ un tumore cerebrale altamente aggressivo la cui prognosi e’ tuttora infausta. Nonostante la terapia chirurgica, la chemio e la radioterapia, solo circa il 5% dei pazienti colpiti da glioblastoma sopravvive, per gli altri la morte sopraggiunge in media entro circa 15 mesi dalla diagnosi. Vi e’ un grande sforzo della ricerca biomedica nel cercare nuovi farmaci o terapie in grado di contrastare questo tumore e di migliorare la sopravvivenza dei pazienti affetti”.
Lo studio pre-clinico, pubblicato a Marzo sulla rivista scientifica PLOS One, ha mostrato come l’estratto acquoso ottenuto dalla pianta Ruta graveolens L. sia in grado di indurre la morte di cellule di glioblastoma coltivate in vitro. A differenza di farmaci usati nella chemioterapia del glioblastoma, inoltre, la stessa sostanza e’ risultata innocua quando somministrata su cellule neuronali non proliferanti e differenziate. Pertanto, l’estratto di ruta sembra discriminare fra le cellule cancerose e le cellule normali, uccidendo le prime e risparmiando le seconde. La ricerca e’ stata coordinata da Luca Colucci-D’Amato, docente di Patologia generale della Seconda Universita’ di Napoli (SUN).
Al lavoro hanno collaborato il laboratorio di Botanica della SUN diretto da Claudia Ciniglia, di Farmacologia dell’Universita’ di Genova, diretto da Tullio Florio, Floriana Volpicelli fisiologa dell’Universita’ Federico II e Marina Melone, neurologa della SUN. Gli esperimenti sono stati finanziati dal Network per la salvaguardia e la gestione delle risorse genetiche agro-alimentari “AgRiGeNET”, dal Progetto Sicurezza, sostenibilita’ e competitivita’ nelle produzioni Agroalimentari delle Campania “Carina” e dal Programma di Ricerca Scientifica di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN). L'estratto di Ruta, spiegano i ricercatori, stimola l'attivazione dei recettori ERK1 / 2 e AKT nelle cellule A1 impedendo la morte delle cellule sane.
“Le sostanze naturali – ha spiegato Claudia Ciniglia, docente di Botanica della SUN – rappresentano un’importante sorgente di nuove molecole con attivita’ terapeutica in molte malattie incluso il cancro. In particolare, Ruta graveolens L. e’ una pianta erbacea, molto diffusa in Italia, della famiglia delle Rutacee, cui appartengono anche i piu’ noti agrumi. Frequentemente si sviluppa in prossimita’ dei litorali, nelle pianure e nelle fessure dei muri. Le prime indicazioni terapeutiche della ruta risalgono ai trattati del Corpus Hippocraticum, ove era prescritta per curare malattie polmonari, o usata anche contro l’angina faringea o per ridurre il gonfiore della milza. Ulteriori esperimenti sono in corso per definire i meccanismi molecolari dell’azione terapeutica della ruta”.
Via: Meteo Web
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