Il telescopio spaziale Hubble festeggia 25 anni, pronto l'erede Webb


Il suo potente occhio ha permesso di svelare alcuni dei più profondi misteri del cosmo fotografando mondi sconosciuti, supernovae e buchi neri. Il telescopio spaziale Hubble compie venticinque anni. Il 24 aprile del 1990 infatti lo shuttle Discovery partì da Cape Canaveral per portare in orbita Hubble, e ora tutto il mondo celebra l'anniversario di una missione entrata nella storia dell'astronomia. Grazie a uno specchio primario del diametro di 2,4 metri e senza i disturbi causati dall'atmosfera, ha trasmesso immagini stupefacenti con un livello di dettaglio, cinque volte maggiore rispetto ai migliori telescopi terrestri.

"Hubble ha completamente rivoluzionato il modo di osservare l'Universo. Ha mostrato come il cosmo cambia, ha immortalato gli ammassi di galassie a miliardi di anni luce da noi, i pianeti extrasolari e le nebulose dalle forme più bizzarre" spiega Jennifer Wiseman responsabile di Hubble al Centre Goddard della Nasa. Progettato per rimanere in attività una decina di anni in orbita a circa 550 chilometri di altezza, in realtà Hubble ha superato di gran lunga le aspettative, anche grazie alle cinque missioni di servizio che negli anni hanno garantito il suo corretto funzionamento e all'aggiunta di nuova strumentazione. 

Il suo successore - scrive AskaNews - il James Webb Space Telescope dovrebbe essere lanciato nel 2018, ma intanto Hubble, continua a portarci ai confini del cosmo. Edwin Hubble - ricorda Media Inaf - è l'astronomo noto per aver formulato nel 1929, insieme a Milton Humason, la legge empirica sulla velocità di recessione delle galassie, che confermava l'ipotesi dell'espansione dell'universo. James Webb è stato invece il secondo amministratore della Nasa, chiamato nel 1961 alla guida dell'Agenzia Spaziale dal Presidente degli Stati Uniti J.F. Kennedy con l'obiettivo di rendere il suo storico discorso, "We choose to go to the moon", realtà. 


Un sogno poi coronato nel 1969, con la missione Apollo 11. Così ora, il nome di Webb è legato indissolubilmente anche al più avanzato strumento per indagare l'universo che ci si appresta a lanciare al di fuori dell'atmosfera. I piani di Nasa, Csa ed Esa prevedono la messa in orbita del Jwst entro il 2018, secondo lo stato attuale di sviluppo del programma. Se così sarà, la fine di questo decennio potrebbe vedere i due telescopi "extraterrestri" lavorare insieme, nell'attesa - si spera il più tardi possibile - del pensionamento definitivo di Hubble, e comunque almeno dopo aver spento la 30ª candelina della sua attività in orbita. 

Media Inaf ha rivolto a Roberto Maiolino, professore presso il Cavendish Laboratory e membro del team dello strumento Near InfraRed Spectrograph (NIRSpec) a bordo del Jwst, alcune domande per conoscere meglio il futuro telescopio spaziale. Che "non sarà semplicemente una copia rivista e modernizzata di Hubble", avrà "una superficie di raccolta dei fotoni circa sette volte maggiore" e "consentirà un salto gigantesco in quasi tutti i settori dell'Astronomia". "Uno dei settori per i quali c'è maggiore eccitazione e aspettativa - sottolinea Maiolino - è lo studio delle atmosfere dei pianeti in altri sistemi solari". 

"Infatti, Webb consentirà di identificare diverse specie molecolari nelle atmosfere di pianeti extrasolari, permetterà di caratterizzare le proprietà fisiche di tali atmosfere e consentirà anche di valutare se alcuni di questi pianeti presentino le condizioni adatte per lo sviluppo della vita". Per Maiolino il "JWST eclisserà completamente HST. L'accesso alle bande infrarosse mostrerà con una prospettiva completamente diversa e nuova la varietà di sorgenti astronomiche. Inoltre, molti dei temi chiave che verranno affrontati magistralmente da JWST avranno sicuramente un impatto enorme anche su grande pubblico".





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