Virus Stuxnet, l’Iran conferma di essere sotto attacco


Alcuni dirigenti iraniani hanno confermato che il worm Stuxnet ha infettato almeno 30.000 pc con Windows nel Paese. La notizia arriva da diversi servizi di informazione dell'Iran. Sembra inoltre che esperti dell’organizzazione iraniana per l’energia atomica si siano incontrati settimana scorsa per discutere come rimuovere il malware.

L'ipotesi che Stuxnet sia nato espressamente per colpire il programma nucleare iraniano e che dietro il "supervirus" ci sia non un hacker, per quanto esperto, ma "uno Stato straniero che vuole distruggere l'Iran" è stata formulata da Mahmud Liayi, responsabile per la Tecnologia informatica al ministero dell'Industria: "Una guerra elettronica è stata lanciata contro di noi" , ha detto, confermando comunque la vasta diffusione del virus. 

Il ministro dell'Industria, Reza Taqipur, ha però rassicurato il Paese: "Nessun serio danno è stato segnalato ai sistemi industriali iraniani". In ogni caso, l'Iran ha deciso di costituire una task force di pronto intervento per combattere "l'infezione informatica". Mahmud Liayi ha annunciato che è stato messo a punto un antivirus specifico che sarebbe in corso di distribuzione ad industrie e apparati governativi del Paese. 

Liayi ha anche invitato le industrie ad astenersi dall'utilizzare i software antivirus della Siemens perchè potrebbero essere in realtà portatori di nuove versioni di Stuxnet o di un meccanismo per renderlo ancora più potente. I ricercatori che finora lo hanno analizzato, ritengono che questo worm sia stato prodotto con grandissime risorse finanziarie, e quindi sia opera di professionisti ingaggiati da qualche governo. 

Di più, sarebbe il primo ad essere stato concepito per colpire infrastrutture reali, come centrali elettriche, impianti idrici o aree industriali. Segnalato la prima volta a metà giugno dalla piccola società di sicurezza VirusBlokAda in Bielorussia, Stuxnet ha guadagnato popolarità un mese dopo quando Microsoft ha confermato che il worm mirava attivamente ai pc Windows che gestivano sistemi di controllo su larga scala in aziende manifatturiere e utility. Da qui l'ipotesi iniziale che si trattasse di un caso di spionaggio industriale.

Via: La Repubblica

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