Astronomia, un occhio italiano per il telescopio più grande al mondo


L’European Southern Observatory (Eso) ha affidato all’Inaf la realizzazione di Maory, uno dei primi tre strumenti che equipaggeranno lo European Extremely Large Telescope, il gigantesco telescopio da 39 metri di diametro in costruzione sulle Ande cilene. Il Finance Committee dell’European Southern Observatory (Eso) - spiega Media Inaf - ha firmato giovedì scorsoi presso la sede di Monaco in Germania il contratto per la realizzazione di Maory (Multi-conjugate Adaptive Optics RelaY), uno dei primi tre strumenti che equipaggeranno il grande telescopio E-Elt, lo European Extremely Large Telescope in costruzione sulle Ande cilene.

L’Istituto Nazionale di Astrofisica, che guida il progetto Maory, riceve così da Eso un finanziamento di 18,5 milioni di euro per costruire un componente fondamentale di E-Elt, che permetterà di sfruttare appieno le potenzialità del suo gigantesco specchio principale, del diametro di ben 39 metri. Maory è infatti un sofisticato sistema di ottica adattiva multiconiugata, pensato per annullare gli effetti negativi sulle riprese astronomiche prodotti dalla turbolenza atmosferica e restituire immagini con un altissimo livello di dettaglio. «E’ un altro gran bel successo per l’astronomia italiana e per l’Inaf» commenta Giovanni Bignami, presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.

L'E-Elt sarà di gran lunga il più grande telescopio ottico al mondo. «Maory è uno strumento che siamo riusciti ad ottenere anche grazie al finanziamento del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca tramite un progetto premiale Inaf biennale, che ha permesso di supportare il team scientifico italiano coinvolto nello sviluppo del sistema di ottica adattiva per E-Elt. Dal punto di vista globale, il ritorno con questo contratto per l’Inaf e ovviamente per l’industria italiana è ben maggiore di quello che abbiamo investito, e anche di questo ne siamo molto fieri». Maory sfrutta una costellazione di stelle artificiali prodotte tramite raggi laser puntati verso il cielo.

ESO/L. Calçada/N. Risinger  (skysurvey.org)

Il suo sensore di fronte d’onda, lo LGS Wave Front Sensor, analizza la luce di queste stelle artificiali che, da circa 90 km di altitudine, torna a Terra. Lo strumento, osservando oltre le stelle artificiali anche alcune sorgenti celesti naturali, riconosce le deformazioni sulle onde luminose indotte dalla turbolenza degli strati d’aria presenti sopra il telescopio e quindi impartisce in tempo reale i comandi per modellare opportunamente gli specchi di Maory e restituire così riprese astronomiche praticamente perfette. Questi specchi adattivi sono basati sulla tecnologia “voice-coil motor”, sviluppata nell’ambito di una collaborazione tra Inaf e l’industria italiana.

«Grazie all’utilizzo di stelle artificiali e di specchi adattivi multipli, da cui l’appellativo “multi-coniugata” attribuito a questa tecnica di ottica adattiva, Maory riuscirà a compensare gli effetti della turbolenza atmosferica su un ampio campo di vista e sulla quasi totalità del cielo osservabile con E-Elt» spiega Emiliano Diolaiti dell’Inaf, Principal Investigator del progetto Maory. «La fase di progettazione concettuale dello strumento è stata completata positivamente oltre 5 anni fa: è davvero entusiasmante pensare che ora il progetto Maory è pronto per ripartire». All'inizo di dicembre 2014 il Consiglio dell'Eso ha dato il via alla prima fase di costruzione del telescopio.

La ratifica del contratto per la realizzazione di Maory è l’ulteriore conferma delle competenze scientifiche e tecnologiche di eccellenza  raggiunte dall’Inaf nel campo dei sistemi di ottica adattiva per telescopi terrestri di grande taglia, frutto degli sviluppi ottenuti negli ultimi 15 anni. Strumenti ‘made in Inaf’ che utilizzano queste competenze sono già operativi con successo sul Multi Mirror Telescope (Mmt), sul Telescopio Nazionale Galileo (Tng) e sul Large Binocular Telescope in Arizona. Altri telescopi della classe 8 metri hanno attualmente in sviluppo sistemi adattivi equivalenti: il Very Large Telescope (Vlt) dell’Eso, con la Adaptive Optics Facility, e il telescopio Magellan.









Fonte: INAF

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