Il soldato Bradley Manning non è colpevole di avere "aiutato il nemico", per questo eviterà l'ergastolo. Sono queste le prime informazioni che emergono dal tribunale militare di Fort Meade, in Maryland, dove si è svolto lo storico processo del 25enne che ha trasmesso a WikiLeaks informazioni segrete sulle missioni militari americane in Iraq e Afghanistan, tra cui migliaia di cablogrammi della diplomazia statunitense. Manning è invece stato dichiarato colpevole di altri reati, tra cui aver fatto il download di materiale segreto e di averlo reso pubblico.
Lo riferisce Cnn. Per questi capi d'accusa rischia fino a 130 anni di carcere in una prigione militare. L'accusa di aiuto al nemico - quella che poteva costargli la vita in carcere - era motivata dal fatto che Manning ha trasmesso le infomazioni a WikiLeaks, l'organizzazione indipendente che ne ha permesso la diffusione incontrollata via Internet. Diverso per i procuratori dell'accusa sarebbe stato se il canale delle sue informazioni segrete fossero state testate giornalistiche - ma secondo quanto dichiarato dallo stesso Manning in tribunale - le proposte avanzate a New York Times, Washington Post e Politico sono state ignorate.
Solo allora, spinto dalla frustrazione de non trovare un quotidiano interessato alle sue notizie, il soldato si sarebbe rivolto all'organizzazione di Julian Assange. Rinchiuso dal maggio del 2010 in carceri militari, per molti difensori della libertà di parola Manning è un eroe. I documenti che ha diffuso - e a cui poteva accedere come analista informatico dell'esercito in servizio in Iraq - hanno rivelato aspetti e vicende della guerra al terrorismo costati forti critiche al governo americano, oltre che - secondo l'accusa - letali rivendicazioni da gruppi estremisti. Tra i documenti consegnati da Manning ad Assange c'è infatti il celebre video "Collateral Murder", che prova l'uccisione di dodici civili, tra cui due giornalisti dell'agenzia Reuters, da parte di militari americani in Iraq.
Il video è stato girato da un elicottero Apache statunitense che ha aperto il fuoco su un gruppo di persone a Baghdad nel 2007. La pubblica accusa ha chiamato nel corso del dibattimento Manning "un traditore". Secondo la difesa, Manning è un ingenuo mosso da buone intenzioni. Complessivamente, è stato riconosciuto colpevole di 20 dei 22 capi di imputazione al processo che si sta svolgendo presso la base militare di Fort Meade, poco distante da Washington. Il militare ha accettato di dichiararsi colpevole per la metà delle accuse a suo carico, le meno gravi, per cui è prevista una pena di 20 anni di carcere.
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