E' stato straordinario il passaggio più ravvicinato di una cometa a un pianeta mai registrato: la cometa Siding Spring (C 2013 A1) ha "sfiorato" Marte alla distanza di circa 135.500 km (un terzo della distanza Terra-Luna) e alla velocità di 56 km al secondo. "Non siamo a conoscenza di nessun altro passaggio così ravvicinato a un pianeta nella storia documentata, eccezion fatta per la cometa Shoemaker-Levy che nel 1994 si schiantò su Giove" ha osservato l'astrofisico Gianluca Masi responsabile del Virtual Telescope e curatore scientifico del Planetario di Roma.
Il passaggio è stato fotografato dalle sonde in orbita intorno al pianeta rosso. E' stata un'occasione unica per studiare da vicino questo autentico fossile del Sistema Solare che per la prima volta esce dalla Nube di Oort. Siding Spring è infatti la prima cometa di questa nube a essere osservata vicino da veicoli spaziali: opportunità preziosa per conoscere meglio i materiali, compresi i composti di acqua e carbonio, che esistevano durante la formazione del sistema solare 4,6 miliardi anni fa, e che potrebbero essere ancora conservati nel nucleo.
Obiettivo delle osservazioni è stato fotografare il nucleo della cometa, e studiare i possibili effetti sull'atmosfera marziana da parte dei gas e delle polveri rilasciate dalla cometa. Le sonde della Nasa, Odyssey, Mro e Maven, e la sonda Marx Express dell'Agenzia Spaziale Europea in orbita intorno al pianeta rosso hanno ripreso immagini e informazioni per quasi tutte le fasi di avvicinamento e allontanamento e "stanno bene". Le tre sonde americane, spiega la Nasa "non hanno subito danni dal passaggio della cometa Siding Spring".
Si temeva infatti che le polveri della cometa potessero collidere con le sonde. Per ridurre ogni rischio durante il massimo avvicinamento, avvenuto alle 20,27 ora italiana, le sonde sono state messe per oltre un'ora in "posizione di difesa", dalla parte opposta alla cometa e hanno avuto il pianeta come scudo. Le sonde hanno già cominciato a inviare le informazioni ai centri di controllo sulla Terra ma, avvertono gli esperti della Nasa, ci vorranno molte ore per completare l'invio, poi si potrà cominciare a elaborare i dati.
L'incontro ravvicinato è stato seguito anche dalla Terra. Intanto la Nasa ha iniziato a diffondere le prime foto. Si tratta di alcuni scatti effettuati dal famoso telescopio orbitante di Nasa ed Esa Hubble tra il 18 e il 19 ottobre con la Wide Field Camera 3. Hst ha realizzato, in realtà, due scatti diversi, uno della cometa e uno del pianeta Marte; la Nasa ha poi unito le immagini in un collage per mostrare la distanza tra i due corpi nel momento del massimo avvicinamento, circa 1.5 arcominuti o 1/20 del diametro angolare della Luna piena.
Lo sfondo dell'immagine, pieno di stelle, è stato sintetizzato dai dati del Digital Sky Survey Palomar, rianalizzati in seguito per adattarli alla risoluzione di Hubble. Il solido e freddissimo nucleo della cometa è troppo piccolo, infatti, per essere catturato in maniera nitida da Hubble, mentre la luminosa chioma della cometa (cioè quella nuvola diffusa di polvere che avvolge il nucleo) e la coda sono chiaramente visibili. Dato che i due corpi hanno caratteristiche decisamente diverse (Marte è 10.000 volte più brillante della cometa attualmente) una sola esposizione non avrebbe portato al risultato in foto.
L'incontro ravvicinato è stato seguito anche dalla Terra. Intanto la Nasa ha iniziato a diffondere le prime foto. Si tratta di alcuni scatti effettuati dal famoso telescopio orbitante di Nasa ed Esa Hubble tra il 18 e il 19 ottobre con la Wide Field Camera 3. Hst ha realizzato, in realtà, due scatti diversi, uno della cometa e uno del pianeta Marte; la Nasa ha poi unito le immagini in un collage per mostrare la distanza tra i due corpi nel momento del massimo avvicinamento, circa 1.5 arcominuti o 1/20 del diametro angolare della Luna piena.
Lo sfondo dell'immagine, pieno di stelle, è stato sintetizzato dai dati del Digital Sky Survey Palomar, rianalizzati in seguito per adattarli alla risoluzione di Hubble. Il solido e freddissimo nucleo della cometa è troppo piccolo, infatti, per essere catturato in maniera nitida da Hubble, mentre la luminosa chioma della cometa (cioè quella nuvola diffusa di polvere che avvolge il nucleo) e la coda sono chiaramente visibili. Dato che i due corpi hanno caratteristiche decisamente diverse (Marte è 10.000 volte più brillante della cometa attualmente) una sola esposizione non avrebbe portato al risultato in foto.
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