Google si arrende all'Autorità per la privacy e cerca di chiudere la partita contro Street View: l'azienda darà la possibilità agli enti di Germania, Spagna e Francia di accedere ai dati sulle reti wi-fi raccolti dalle macchine che fotografano le strade per creare le mappe online. La scoperta della violazione della privacy - involontaria, ha sempre sostenuto Google - ha provocato molti guai all'azienda. Anche il garante della privacy italiano aprì un'inchiesta sul caso e invitò il colosso Internet a sospendere qualsiasi tipo di trattamento dati.
Se vi siete mai chiesti quante cose sa Google dei navigatori, Alma Whitten, ingegnere Google dal 2003 e rappresentante del team di engineering nel Privacy Council della Grande G, è a Milano per inerpicarsi sul versante tecnico, per spiegare come Google tuteli i dati degli utenti.
E' da tempo che anche la questione privacy-motori di ricerca infiamma la rete, con i legittimi dubbi di chi teme di concedere troppo al motore di ricerca, magari senza rendersene completamente conto. Google ha la necessità di acquisire dati e raccogliere informazioni sui comportamenti dei navigatori di Internet per offrire risultati più rilevanti e mirati in base alle esigenze degli utenti.
Stavolta a dire la sua è proprio il team di Google, con un video ufficiale, sottotitolato in italiano, in cui viene spiegato quali sono le informazioni personali che il motore raccoglie ogni volta che si fà una semplice ricerca sul Web. La spiegazione è molto semplice, in modo da essere comprensibile anche per i non esperti. Se alla Grande G è necessario lavorare su enormi quantità di dati, è altresì vero, dichiara Whitten, che non è necessario sapere chi si celi dietro all'indirizzo IP di chi effettua la ricerca o usufruisce dei servizi.
Google, ricorda Whitten, tratta dal punto di vista tecnico l'IP come fosse un dato personale, lo archivia per nove mesi e poi lo anonimizza eliminandone gli ultimi 8 bit; i cookie scadono dopo 18 mesi, nei casi di più lunga conservazione. Una contingenza equa a parere di Google, che la ritiene indispensabile per fornire migliori servizi ai propri utenti, una contingenza che non accontenta però le autorità dell'Unione Europea, che lamentano una eccessiva invadenza da parte dei motori di ricerca, resistenti ad allinearsi alle linee guida locali.
Stavolta a dire la sua è proprio il team di Google, con un video ufficiale, sottotitolato in italiano, in cui viene spiegato quali sono le informazioni personali che il motore raccoglie ogni volta che si fà una semplice ricerca sul Web. La spiegazione è molto semplice, in modo da essere comprensibile anche per i non esperti. Se alla Grande G è necessario lavorare su enormi quantità di dati, è altresì vero, dichiara Whitten, che non è necessario sapere chi si celi dietro all'indirizzo IP di chi effettua la ricerca o usufruisce dei servizi.
Google, ricorda Whitten, tratta dal punto di vista tecnico l'IP come fosse un dato personale, lo archivia per nove mesi e poi lo anonimizza eliminandone gli ultimi 8 bit; i cookie scadono dopo 18 mesi, nei casi di più lunga conservazione. Una contingenza equa a parere di Google, che la ritiene indispensabile per fornire migliori servizi ai propri utenti, una contingenza che non accontenta però le autorità dell'Unione Europea, che lamentano una eccessiva invadenza da parte dei motori di ricerca, resistenti ad allinearsi alle linee guida locali.
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