Televisione: dal monoscopio al digitale, 60 anni di Rai e teleschermo


La televisione pubblica italiana compie 60 anni e con lei le trasmissioni televisive del nostro Paese. La Rai iniziò infatti le sue trasmissioni televisive ufficiali, dopo molti anni di esperimenti (partiti nel 1933), il 3 gennaio del 1954. Spettò a Fulvia Colombo, una delle due annunciatrici che la Rai aveva assunto nell'imminenza dell'inizio delle trasmissioni, ad apparire per prima sul video per annunciare l'inizio della tv italiana. 

La prima trasmissione venne dedicata proprio alla telecronaca in diretta dell'inaugurazione degli studi di Milano e dei trasmettitori di Torino e Roma. Il 10 aprile del '54 la Rai assumerà la denominazione di Rai Radiotelevisione italiana mantenendo l'acronimo Rai, coniato nel 1944 con il significato di Radio Audizioni Italiane. Inizialmente la tv viene vista solo in Piemonte, Lombardia, Liguria, Toscana, Umbria e Lazio. 

Ma già alla fine del '54 la quota di popolazione servita supera il 48% (nel '57 è già visibile in tutte le regioni ma ci vorrà il 1961 per raggiungere il 97% degli italiani). Gli abbonati inizialmente sono 24mila, il costo dell'abbonamento è di 12.500 lire ma quello che davvero costa moltissimo per l'epoca è il televisore: 250.000 lire, quasi la metà di una Cinquecento Fiat.

Il nuovo mezzo ottiene comunque un gran successo: chi non ha la tv, si riunisce nei bar o in casa di amici più ricchi. Il palinsesto tipo del Programma Nazionale (così si chiamava all'epoca l'unico canale che assumerà solo nel 1982 il nome di Raiuno) copre soltanto alcune ore della giornata e comprende in sostanza un programma per ragazzi, il telegiornale e quindi uno sceneggiato o film o trasmissione leggera. 


Esordiscono sul piccolo schermo nomi destinati a fare storia: Mike Bongiorno, Lello Bersani, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Walter Chiari, Gianni Agus. La Rai bandisce un concorso per ingaggiare giovani di talento da inserire nella tv: entrano in azienda nomi del calibro di Umberto Eco, Angelo Guglielmi, Furio Colombo, Gianni Vattimo, Giovanni Salvi. 

La tv di servizio pubblico viene pensata non solo come occasione di intrattenimento, ma anche come strumento di educazione e informazione per combattere l'analfabetismo. Nel '56 con la nascita di "Lascia o raddoppia?", il mitico quiz del giovedì sera condotto da Mike Bongiorno affiancato dalla valletta Edy Campagnoli, la tv consacra il suo carattere nazionalpopolare tanto che le strade in questa serata si svuotano e i cinema decidono di chiudere o di proiettare nella sale il programma. 

Quest'anniversario è l'occasione per il presidente Anna Maria Tarantola e per il direttore generale Luigi Gubitosi per raccontare come sarà il futuro della Rai. "Il 2014 sarà un anno importante: verrà firmato il nuovo contratto di servizio, ci avvicineremo alla scadenza della Concessione nel 2016. La Rai intende prepararsi a questo cruciale appuntamento con impegno, attenzione e determinazione. Verrà avviata una consultazione aperta a tutti per discutere di come dovrà essere il servizio pubblico nei prossimi anni". 

"E' un percorso indispensabile per la riscrittura del patto tra cittadini e servizio pubblico radiotelevisivo. Abbiamo già intrapreso un delicato e impegnativo processo di cambiamento, nel rispetto dei valori fondanti, per rilanciare la Rai, per perseguire l'equilibrio economico-finanziario, l'eccellenza dell'offerta e l'innovazione tecnologica. Alla fine del percorso la Rai sarà una media company a tutti gli effetti, e sarà quindi in grado di affrontare col successo che merita, e che tutti noi gli auguriamo, la sfida dei prossimi anni".



Fonte: Adnkronos
Via: RAI
Foto: TGR

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