Usa, istituti di credito negano prestito se poco popolare su Facebook


Se pensavate che chiedere un finanziamento in banca fosse una questione complicata, vi aspetta una conferma. Arriva dagli Stati Uniti una notizia che ha dell'incredibile: gli istituti di credito, non paghi di scandagliare la situazione finanziaria dei loro clienti, monitorano anche i social network, attribuendo rilevanza ai nostri profili e ai nostri contatti. Proprio così, secondo quanto affermato dalla rivista anglofona Mother Jones, i cittadini americani sono sempre più sotto la lente di ingrandimento e le banche utilizzano ogni elemento rilevante per decidere se concedere o meno un prestito. 

La LendUp, società di San Francisco molto attiva sulle piattaforme social come si può verificare dalla movimentazione della pagina Facebook ufficiale, pare ritenga elemento rilevante il numero e la tipologia dei follower su Twitter. Quasi che una popolarità virtuale possa essere indice di una maggiore o minore solvibilità. Preferisce invece controllare cosa accade sulle pagine Facebook dei propri clienti, la Lenndo, con base a Hong Kong, secondo la quale possono dire molto sul nostro conto le amicizie, anche virtuali, di cui ci circondiamo. 

Secondo un reportage sul tema pubblicato da New York Observer, nel giro di tre - cinque anni, questo sistema potrebbe diffondersi fino a diventare una prassi. Al di là dello stupore che questi approcci possono suscitare, restano grandi dubbi in merito all'utilità delle indagini sulla vita virtuale dei consumatori. Passi, ad esempio, la pratica di verificare la nostra posizione su Linkedin, come fa la Neo, dato che, sebbene da molti utilizzato alla stregua di un comune social network, nei nostri profili sono in questo caso presenti indicazioni relative alla nostra carriera, alle esperienze lavorative e, in teoria, sono segnalati i nostri agganci con i vari professionisti. 

Il problema, dicono i difensori dei consumatori, è dato dal fatto che ci sono poche regole che disciplinano questo nuovo modo di classificare l'affidabilità dei mutuatari, così i candidati possono essere oggetto di decisioni ingiuste e discriminatorie da parte degli istituti di credito. Il Fair Credit Reporting Act (FCRA) e l'Equal Credit Opportunity Act (ECOA) sono le due principali leggi che garantiscono la raccolta ed il giusto utilizzo delle informazioni sul credito al consumo delle imprese. La Federal Trade Commission, che vigila sull'osservanza delle regole, ha rifiutato di commentare se la legge si applica a queste nuove tattiche. 

Volendo giustificare una simile invasione dei nostri spazi, in questo caso potremmo trovare un appiglio. Ma cosa è possibile realmente trarre dagli account di Twitter e Facebook? Sembra davvero poco equo basare la valutazione di un richiedente sulla sua presenza in uno o entrambi i social, specie considerando che la partecipazione a queste forme di comunicazione sul web è assolutamente libera, volontaria ed improntata a regole molto diverse da quelle seguite nel quotidiano. 

Per fare un esempio stringente basta pensare ai criteri con i quali chiediamo o concediamo l'amicizia ad altre persone o, su Twitter, decidiamo di diventare follower. Molto spesso le persone che fanno parte delle nostre cerchie non sono nostri contatti nella vita reale, a volte sono persone che nemmeno conosciamo di vista. Allo stesso modo gli interessi manifestati sui social network non corrispondono necessariamente a quelli vissuti nel quotidiano. Insomma, c'è da scommettere che questa politica da Grande Fratello farà molto discutere.

Fonte: Melascrivi

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