Apple sotto indagine a Milano per presunta frode fiscale da 1 miliardo


Apple avrebbe nascosto al fisco italiano un miliardo e 60 milioni di euro. La procura di Milano ha aperto un'inchiesta sulla multinazionale californiana dell'iPhone per sospetto reato di dichiarazione dei redditi fraudolenta, per ora contestato a due manager dell'azienda, in concorso tra loro e con l'aggravante della continuazione nel tempo. Lo rivela il settimanale l'Espresso, spiegando che il nome dei due dirigenti, in attesa di ulteriori accertamenti, è al momento ancora riservato. 

L'indagine, stando a quanto si apprende, è stata avviata da circa due mesi. Secondo all'accusa, i profitti realizzati in Italia da Apple venivano contabilizzati dalla società di diritto irlandese Apple Sales International, seguendo uno schema utilizzato anche in altre multinazionali dell'hi-tech e di internet, grazie al quale questi gruppi riescono a pagare tasse risibili sui loro enormi profitti, approfittando di una serie di norme nella legislazione irlandese che, di recente, sono all'attenzione dell'Unione Europea.

Secondo le indagini avviate dalla Agenzia delle Dogane e condotte dal pm Adriano Scudieri, del pool reati finanziari coordinato dal procuratore aggiunto Francesco Greco, la filiale italiana di Apple avrebbe sottostimato l'imponibile fiscale del 2010 di circa 206 milioni di euro e quello del 2011 di 853 milioni, attribuendo l'attività commerciale di Apple in Italia alla società irlandese Apple Sales International, non soggetta a tassazione diretta in Italia, ma appunto alla assai più favorevole tassazione nella Repubblica d'Irlanda.  

Il legale che assiste la filiale italiana di Apple, l'ex ministro della Giustizia Paola Severino, contattata da Reuters, non ha fatto sapere al momento se intenda commentare. Apple giovedì in una nota, dopo aver precisato che la società "paga ogni dollaro ed euro delle tasse dovute ed è continuamente oggetto di controlli fiscali da parte di governi di tutto il mondo", ha affermato che le autorità fiscali italiane hanno già sottoposto Apple Italia ad audit nel 2007, 2008 e 2009 confermando la piena conformità ai requisiti di trasparenza Ocse. 

"Siamo certi che l'accertamento in corso giungerà alla stessa conclusione", concludeva la nota.  Il sostituto procuratore titolare dell'inchiesta Adriano Scudieri, coordinato dall'aggiunto Francesco Greco, ha ordinato nei giorni scorsi il sequestro di materiale informatico e telefonico, dopo una perquisizione che si e' svolta nella sede della Apple in piazza San Babila a Milano. Il decreto del sequestro è stato però impugnato e sulla sua legittimità dovrà dunque decidere il tribunale del Riesame.

Il legale rappresentante di Apple Italia, Enzo Biagini, e il direttore finanziario Mauro Cardaio sono indagati dal pm Adriano Scudieri dopo che l'Agenzia delle Dogane aveva ipotizzato una frode al fisco pagando 225 mln di tasse meno del dovuto negli ultimi due anni. La difesa di Apple ha rinunciato al Riesame fissato per oggi contro il sequestro di materiale informatico e cartaceo disposto nei giorni scorsi nell'ambito dell'inchiesta che vede indagati due manager della multinazionale californiana.

Apple è solo l'ultimo dei giganti hi-tech a finire sotto la lente del fisco e dei magistrati - anche all'estero - per l'uso di incroci societari con altri paesi, che così facendo riescono a pagare tasse irrisorie sui profitti estremamente ingenti. Anche Apple, Amazon, Google ed eBay sono riuscite a risparmiare molti soldi facendo ricorso a espedienti del genere: si tratta di "esportare" i profitti in Irlanda. Facebook, ad esempio l'anno scorso ha pagato soltanto 238mila sterline di tasse in Gran Bretagna, sebbene abbia registrato un fatturato di 175 milioni di sterline.

Via: AGI

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