Google ha espresso i suoi dubbi sulle proposte di maggiori controlli presentate da molti governi e sul sostanziale tentativo di trasformare l'ITU in una sorta di governo globale della rete. Il gigante del Web invita ad agire per tutelare l’apertura e la libertà della rete contro il tentativo di alcuni paesi membri dell’ONU di “sfruttare l’opportunità di un incontro a porte chiuse che si terrà a dicembre per autorizzare la censura e regolamentare il Web in modo restrittivo”.
Per questo motivo, Google sta raccogliendo firme con la petizione Take Action, nella quale denuncia il rischio che sia introdotto, per siti quali Facebook, Skype e YouTube, l’obbligo di pagamento di un pedaggio per raggiungere gli utenti. Come scrive Tech Economy, lo slogan scelto per l’iniziativa è eloquente ed enfatico: “Una Rete libera e aperta per un mondo libero e aperto”.
Google, inoltre, contesta alla radice l’autorità dell’agenzia ONU, dal momento che “solamente i governi hanno una voce” e non le società o le persone che hanno contribuito alla nascita e crescita della Rete. La Conferenza Mondiale sulle telecomunicazioni internazionali (WCIT) sarebbe, dunque, “il posto sbagliato” per prendere decisioni sul futuro del Web.
L'ITU potrebbe ottenere la ratifica degli Stati membri tra il 3 e il 14 dicembre a Dubai. Così scrive Google sul sito dedicato alla petizione Take Action: “L’agenzia delle Nazioni Unite Unione internazionale delle telecomunicazioni, che riunisce le autorità di regolamentazione di tutto il mondo, ha in programma di rinegoziare un trattato vecchio di decenni”.
“Alcune proposte - prosegue Google - potrebbe consentire ai governi di censurare siti e argomenti legittimi, o anche consentire loro di bloccare l’accesso a internet. Altre proposteri chiederebbero a servizi come YouTube, Facebook o Skype di dover pagare per potersi estendere oltre i confini attuali, una decisione che potrebbe limitare l’accesso alle informazioni in particolare nei mercati emergenti”.
L’Unione Europa sembra ora preoccupata a sua volta. Il Parlamento Europeo ha, infatti, approvato una risoluzione che condanna i tentativi di inserire maggiori controlli e restrizioni alla rete; e chiede ai 27 paesi membri di agire di conseguenza durante la conferenza internazionale. La risoluzione, che è stata approvata a larga maggioranza, esprime chiaramente l’idea che nessun singolo soggetto dovrebbe esercitare un potere centralizzato sulla Rete.
Il Parlamento ritiene “che l’ITU, o qualsiasi altra singola, centralizzata istituzione internazionale, non è l’organo appropriato per esercitare autorità regolativa sulla governance o sul flusso dati di internet.” Sottolineando, inoltre, la mancanza di trasparenza e inclusività nelle negoziazioni per la conferenza, particolarmente grave visto che “i risultati del meeting potrebbero influenzare considerevolmente l’interesse pubblico.”
Google, inoltre, contesta alla radice l’autorità dell’agenzia ONU, dal momento che “solamente i governi hanno una voce” e non le società o le persone che hanno contribuito alla nascita e crescita della Rete. La Conferenza Mondiale sulle telecomunicazioni internazionali (WCIT) sarebbe, dunque, “il posto sbagliato” per prendere decisioni sul futuro del Web.
L'ITU potrebbe ottenere la ratifica degli Stati membri tra il 3 e il 14 dicembre a Dubai. Così scrive Google sul sito dedicato alla petizione Take Action: “L’agenzia delle Nazioni Unite Unione internazionale delle telecomunicazioni, che riunisce le autorità di regolamentazione di tutto il mondo, ha in programma di rinegoziare un trattato vecchio di decenni”.
“Alcune proposte - prosegue Google - potrebbe consentire ai governi di censurare siti e argomenti legittimi, o anche consentire loro di bloccare l’accesso a internet. Altre proposteri chiederebbero a servizi come YouTube, Facebook o Skype di dover pagare per potersi estendere oltre i confini attuali, una decisione che potrebbe limitare l’accesso alle informazioni in particolare nei mercati emergenti”.
L’Unione Europa sembra ora preoccupata a sua volta. Il Parlamento Europeo ha, infatti, approvato una risoluzione che condanna i tentativi di inserire maggiori controlli e restrizioni alla rete; e chiede ai 27 paesi membri di agire di conseguenza durante la conferenza internazionale. La risoluzione, che è stata approvata a larga maggioranza, esprime chiaramente l’idea che nessun singolo soggetto dovrebbe esercitare un potere centralizzato sulla Rete.
Il Parlamento ritiene “che l’ITU, o qualsiasi altra singola, centralizzata istituzione internazionale, non è l’organo appropriato per esercitare autorità regolativa sulla governance o sul flusso dati di internet.” Sottolineando, inoltre, la mancanza di trasparenza e inclusività nelle negoziazioni per la conferenza, particolarmente grave visto che “i risultati del meeting potrebbero influenzare considerevolmente l’interesse pubblico.”
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