Il costo del software è troppo alto per la tua impresa? Forse non tutti gli imprenditori lo sanno, ma esiste un'alternativa alle versioni illegali.
Stiamo parlando del Pay As You Grow, una delle soluzioni più interessanti che le grandi aziende IT stanno proponendo sul mercato. Il modello si basa sulla possibilità di stipulare un contratto che inizialmente prevede un investimento ridotto, via via integrabile al crescere dei servizi richiesti dall'azienda che acquista la licenza.
D'altro canto accade spesso che, almeno in certe fasi della vita aziendale, di alcuni software si utilizzino solo le funzioni elementari. E in effetti, perché pagare anche per funzionalità che non si useranno? I vantaggi sono molteplici, non si tratta solo di pagare meno.
In termini strategici, si tratta di una politica di risk management che consente all'azienda di accedere a servizi evoluti senza per questo esporsi troppo finanziariamente.
Nel contempo, non si rinuncia ai futuri sviluppi del business, perché, al crescere delle dimensioni aziendali è sempre possibile richiedere l"upgrade" delle funzionalità: in questo modo, facendo sì che investimento totale, costi di ammortamento e sviluppo dell'azienda si muovano in parallelo. Praticamente, vengono meno i rischi di compiere proiezioni errate, perché non sono necessarie.
Né va dimenticato che le risorse risparmiate possono essere investite in servizi e prestazioni a momento più profittevoli per l'azienda, con grande beneficio per la gestione della liquidità aziendale. Teoricamente il principio del Pay As You Grow può essere applicato quasi ovunque, ma è nel settore dell'IT che sta trovando le migliori applicazioni.
Software as a Service, Infrastructure as as Service e Platform as a Service ovvero rispettivamente l'utilizzo di software, hardware e perfino interi ambienti applicativi tramite Internet, non sono altre che declinazioni settoriali dello stesso principio: la possibilità di accedere a risorse e prestazioni crescenti secondo un percorso modulare in linea con la crescita aziendale.
Fonte: La Stampa
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