Adsl, le menzogne sulla reale velocità di connessione

La reale velocità delle adsl italiane è circa la metà di quella pubblicizzata e penalizza soprattutto gli utenti di alcune zone geografiche. Gli abitanti delle città medio-piccole navigano più lenti e in certi casi pagano di più degli altri. È quanto svelato dal primo studio complessivo sull'adsl italiana, condotto da Between-Osservatorio Banda Larga. La ricerca si avvale di 120 mila test delle connessioni, in un centinaio di province italiane, con il contributo di 11.400 utenti campione. Dal test risulta che la velocità media è di 4,1 Megabit al secondo in download, mentre ora le Adsl sono vendute per 7 o 20 Megabit. La velocità varia molto a seconda dell'operatore, della zona geografica e della fascia oraria. Nelle ore di punta e nei comuni meno importanti scende fino a 2 Mbps in media, mentre gli utenti più fortunati possono arrivare a 5 Mbps.
L'Italia è divisa in due: anche se il 90% circa della popolazione può avere l'adsl, solo una parte può navigare davvero veloce e avere le offerte più economiche sul mercato. Il 50% degli italiani, infatti, non è raggiunto dalla rete diretta (in "unbundling") degli operatori alternativi a Telecom Italia. Per loro, i canoni base per i servizi banda larga e telefonici tutto compreso sono quindi più alti di circa 5 euro al mese. E il quadro sta peggiorando: secondo i sondaggi di Between, la qualità banda larga percepita dagli utenti è diminuita del 10% negli ultimi due anni. Man mano che cresce il numero di utenti connessi, infatti, la rete in rame (su cui funzionano le adsl) è sempre meno affidabile e veloce, come già paventato dal rapporto Caio al governo un anno fa. Between consiglia di usare il software Isposure, che testa la connessione e dice quali operatori offrono un servizio migliore nella stessa zona. Gli utenti italiani non sono i soli ad affrontare questi problemi: anche le offerte banda larga inglesi hanno velocità medie reali che sono la metà di quelle pubblicizzate, come rileva uno studio pubblicato dall'Ofcom (l'authority tlc inglese) a fine marzo.
Fonte: La Repubblica

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