Cloud computing: studio Greenpeace boccia Apple, Amazon e Microsoft


La diffusione del cloud computing non sempre corrisponde al progresso in fatto di energia pulita. Greenpeace ha analizzato le politiche di 14 aziende IT tra i quali Facebook, Amazon, Apple, Microsoft, Google, Yahoo! e altri nomi. Queste aziende "stanno cambiando tanto rapidamente quanto profondamente il modo in cui lavoriamo, comunichiamo, guardiamo la TV, ascoltiamo musica o condividiamo foto e notizie con la 'nuvola' digitale", scrive Greenpeace nel suo rapporto "How Clean is your Cloud?". Tutto questo per soddisfare e alimentare la voglia di accedere ovunque e subito a informazioni infinite, dai computer ai telefoni ed altri apparati.

Nel marzo 2010, Greenpeace ha pubblicato il rapporto Make IT Green: Cloud Computing and its Contribution to Climate Change per fare il punto sui costi ambientali, in termini di impatto sul clima, della rivoluzione informatica': i consumi energetici dei grandi data center, necessari per alimentare il sistema, potrebbero essere del 70% superiori a quanto inizialmente stimato; la domanda di energia complessiva del sistema internet/cloud computing (data center e rete di telecomunicazioni) globalmente è dell’ordine di 623 miliardi di kWh: se fosse una nazione, avrebbe il quinto consumo elettrico al mondo.

Il rapporto che oggi Greenpeace presenta è un aggiornamento del precedente rapporto pubblicato nel 2010. "Il nuovo studio si focalizza in particolare sulle scelte energetiche compiute da alcune delle maggiori imprese dell’information technology (IT), tutte in rapida espansione, in un momento cruciale in cui l’ascesa del cloud computing sta davvero creando una nuova 'era tecnologica'", spiega Greenpeace. Lo studio evidenzia che nomi importanti a livello mondiale come Apple, Amazon e Microsoft continuano a utilizzare il carbone e l'energia nucleare per alimentare i propri data center. Due fonti sporche e pericolose che minacciano il clima e la salute dell'uomo.

Di seguito la classifica valutata su oltre 80 data center alimentati dalle 14 compagnie IT. Le percentuali si riferiscono al Clean Energy Index elaborato da Greenpeace sulla base della domanda elettrica (in megawatt) degli impianti e della percentuale di energia rinnovabile utilizzata dagli stessi: 1. Yahoo! (56,4%); 2. Dell (56,3%); 3. Google (39,4%); 4. Facebook (36,4%); 5. Rackspace (23,6%); 6. Twitter (21,3%); 7. HP (19,4%); 8. Apple (15,3%); 9. Microsoft (13,9%); 10. Amazon Web Services (13,5%); 11. IBM (12,1%); 12. Oracle (7,1%); 13. Salesforce (4,0%). Consapevoli dei rischi, alcune aziende hanno già preso una posizione decisa nei confronti dell'ambiente, ma per Greenpeace non è sufficiente.

Nessun commento:

Posta un commento