Il video più visto nella storia di YouTube, ballato da tutti, Madonna inclusa, ispiratore di flash mob nel mondo è arrivato anche sulla Rainbow Warrior, la nave di Greenpeace impegnata in un tour di documentazione della pesca al tonno in Oceano Indiano. È stata Moon, giovanissima coreana di Seul salita a bordo come traduttrice, a mostrare il video Gangnam Style all'equipaggio.
"Qualcuno ne aveva sentito parlare, io - appena arrivata dall'Italia per partecipare alle quattro settimane di monitoraggio nell'area a sud del Madagascar - non ne sapevo nulla e sono rimasta impressionata dalle milioni di visualizzazioni raggiunte dal Gangnam Style in pochi mesi", racconta Giorgia Monti, responsabile campagna Mare di Greenpeace Italia, imbarcata sulla Rainbow Warrior e protagonista del video.
"Eravamo di fronte a un fenomeno virale senza precedenti: quale strumento migliore per veicolare il nostro messaggio di campagna se non rifare a modo nostro il video di Psy? La proposta è iniziata a rimbalzare tra i membri dell'equipaggio… perplessità, entusiasmo, dubbi, paure di essere fraintesi e allo stesso tempo voglia di sperimentare una comunicazione alternativa per attirare l'attenzione sulla grave situazione degli oceani."
"Dall'Oceano Indiano arriva circa un quarto del tonno commercializzato a livello mondiale, ma si stima che il 18% della pesca sia illegale. E questo, unito a una pesca eccessiva e spesso distruttiva, sta mettendo a serio rischio le risorse ittiche. In quei giorni ho denunciato il problema attraverso blog e video testimonianze: le innumerevoli catture accessorie della pesca al tonno, squali uccisi solo per le loro pinne e le difficili condizioni di vita a bordo dei pescherecci."
"Con oltre 2400 miglia percorse in mare aperto, lontani da tutto e da tutti, dove fare controlli è difficile per stati costieri con poche risorse e il mare è più vulnerabile, abbiamo deciso di provarci. La sfida? Far volare il messaggio oltre il blu del mare fino alle case delle persone: 'i nostri oceani hanno bisogno di aiuto ora! Unisciti a noi, Gangnam Greenpeace Style, per salvarli'". Come per il Gangnam Style, reso popolare dai click di milioni di utenti sul web, sono le scelte delle persone a determinare il successo di un'iniziativa o di una campagna di Greenpeace.
La difesa degli oceani inizia dal consumo critico. In Australia e Regno Unito la pressione dei consumatori ha già convinto la maggior parte dei produttori di tonno a utilizzare solo metodi di pesca sostenibile, e anche in Italia grazie alla campagna Rompiscatole le aziende stanno cambiando. I più grandi, però, non hanno ancora eliminato i sistemi di pesca che stanno mettendo a rischio il nostro mare.
Via: Greenpeace
Foto dal Web
"Dall'Oceano Indiano arriva circa un quarto del tonno commercializzato a livello mondiale, ma si stima che il 18% della pesca sia illegale. E questo, unito a una pesca eccessiva e spesso distruttiva, sta mettendo a serio rischio le risorse ittiche. In quei giorni ho denunciato il problema attraverso blog e video testimonianze: le innumerevoli catture accessorie della pesca al tonno, squali uccisi solo per le loro pinne e le difficili condizioni di vita a bordo dei pescherecci."
"Con oltre 2400 miglia percorse in mare aperto, lontani da tutto e da tutti, dove fare controlli è difficile per stati costieri con poche risorse e il mare è più vulnerabile, abbiamo deciso di provarci. La sfida? Far volare il messaggio oltre il blu del mare fino alle case delle persone: 'i nostri oceani hanno bisogno di aiuto ora! Unisciti a noi, Gangnam Greenpeace Style, per salvarli'". Come per il Gangnam Style, reso popolare dai click di milioni di utenti sul web, sono le scelte delle persone a determinare il successo di un'iniziativa o di una campagna di Greenpeace.
La difesa degli oceani inizia dal consumo critico. In Australia e Regno Unito la pressione dei consumatori ha già convinto la maggior parte dei produttori di tonno a utilizzare solo metodi di pesca sostenibile, e anche in Italia grazie alla campagna Rompiscatole le aziende stanno cambiando. I più grandi, però, non hanno ancora eliminato i sistemi di pesca che stanno mettendo a rischio il nostro mare.
Via: Greenpeace
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