Anonymous attacca sito sindacato Polizia Siulp, violati 16mila account


Il sito del più grande sindacato italiano di polizia, il Siulp, è stato attaccato da Anonymous, il collettivo di hacker che proprio una settimana fa aveva visto quattro suoi esponenti finire agli arresti della polizia postale. Su Facebook la pagina di Operation Payback Ita un post annuncia l'attacco e, come spiega l'AGI, l'azione che avrebbe portato anche alla violazione di ben 16mila account email degli iscritti è stata rivendicata da Anonymous sul suo blog http://anon-news.blogspot.it/

Sul sito del Siulp, per ore, è apparso un comunicato a firma Anonymous: "Non riuscirete a inquinare il terreno dove sbocciano ideali. Siamo sempre qui, più furiosi che mai, pronti a smascherarvi". In un video, il gruppo ha rivendicato il cyber-attacco: "Dopo le innumerevoli e gradite attenzioni ricevute dalla stampa in seguito all'azione del 17 maggio, vogliate apprezzare anche le nostre. L'oppressione perpetrata verso i nostri fratelli è la scintilla che accende il fuoco della vendetta".


Il comunicato prosegue: "Prendetene atto: non avete demolito il movimento; avete solo dato l'ennesima dimostrazione di come la vostra vita sia manovrata da due parole chiave: repressione e profitto. Non riuscirete a inquinare il terreno dove sbocciano ideali. Siamo sempre qui, più furiosi che mai, pronti a smascherarvi. Continueremo a portare avanti le nostre battaglie anche in nome di chi ci è stato strappato. I loro ideali e il loro spirito combattivo risuonano in ogni nostra azione".


Attualmente sul sito Siulp.it defacciato compare la scritta: "Sito temporaneamente Off-line ci scusiamo per il disagio. Presto torneremo On-line". Nei giorni scorsi era stato attaccato il sito Internet del Tribunale di Roma. Sulla vicenda la Procura di Roma aveva aperto un fascicolo in seguito ad una denuncia presentata dal Tribunale. Tra i quattro incursori degli attacchi informatici finiti ai domiciliari ci sarebbe anche Gianluca Preite che operava sotto il nickname di Phate Lucas. 

Preite, consulente informatico, è finito sotto inchiesta nel 2005 e rinviato a giudizio nel 2008 per calunnia, diffamazione, accesso abusivo in un sistema informatico e simulazione di reato. Preite aveva rivelato che la morte di Nicola Calipari, agente segreto italiano, fosse frutto di un complotto ordito anche da funzionari militari italiani e non di un errore dovuto a fuoco amico, citando la presunta intercettazione di una telefonata satellitare e sostenendo di operare per conto del Sismi.


Via: AGI

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