Si chiama «Fab@Home 3D printer», ma non è una stampante qualunque: si tratta invece di una macchina che stampa pelle, cartilagine e altri tessuti da usare un giorno per curare ferite profonde e difficili da chiudere. Presentata negli scorsi giorni al meeting della American Association for the Advancement of Science (AAAS) in corso a Washington, la «biostampante» funziona come una stampante a getto di inchiostro ma, invece che i colori, depone a strati i diversi tipi di cellule della cute, fibroblasti e cheratinociti per esempio.
E proprio durante il meeting i ricercatori che la stanno testando hanno dato una dimostrazione delle capacità di «Fab@Home 3D printer», «stampando» la cartilagine dell'orecchio. L’apparecchio usa un gel e cellule per creare i tessuti e potrebbe essere un giorno impiegata per produrre pelle o altri tessuti necessari per guarire ferite profonde e difficili da rimarginare. Il progetto che ha portato allo sviluppo della stampante è guidato da Jeffrey Ian Lipton della Cornell University di New York.
La biostampante è un’apparecchiatura di tipo «open source», cioè viene messa a disposizione della comunità dei ricercatori che vogliano testarla per produrre tessuti, ha spiegato in una videointervista Vladimir Mironov della Medical University of South Carolina durante la dimostrazione delle proprietà di «Fab@Home 3D printer». La stampante è intelligente, prende le misure delle ferite da riparare e poi inizia il suo lavoro, ma, ha sottolineato Mironov, passerà ancora del tempo prima che arrivi ad essere usata in clinica.
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