Un Minirobo - un robottino dotato di quattro videocamere, sensori di temperatura e umidità, un segnalatore di radiazioni e un braccio meccanico per raccogliere materiale e rimuovere eventuali ostacoli - è stato inviato alla centrale di Fukushima dal Nuclear Safety Technology Center (Nustec), l’ente governativo che si occupa della ricerca e della prevenzione dei rischi relativi al nucleare.
Il Minirobo, alto circa 1 metro e mezzo e pesante circa 600 chili, viene costruito in varie versioni; quello inviato a Fukushima è del tipo “rosso”, che serve a rilevare il livello di radiazioni di un dato ambiente. Nei prossimi giorni dovrebbe giungere sul luogo dell’incidente anche la versione “gialla”, utilizzata per monitorare i gas infiammabili e prelevare campioni di polvere da analizzare.
C’è attesa anche per quanto riguarda la messa in opera di altri tipi di robot, come quelli “a serpente”, macchine snodabili in grado di infilarsi fra le macerie e di inviare immagini in tempo reale ai soccorritori su quanto captano i loro occhi robotici, e quelli “sommozzatori”, usati per controllare lo stato delle infrastrutture finite sott’acqua.
La lentezza nell’impiego di automi per le azioni di soccorso ha comunque suscitato la perplessità di molti commentatori; e a buon diritto, considerato anche che, dopo un incidente all’impianto di preparazione di combustibile nucleare di Tokaimura, nel 1999, ne erano stati progettati diversi modelli.
“Ma non ne è stato proseguito lo sviluppo - ha spiegato il professor Satoshi Tadokoro dell’Istituto Internazionale per i Sistemi di Soccorso, ai colleghi della Texas A&M University - perché le compagnie che costruivano gli impianti asserivano di non aver mai avuto incidenti e che le loro centrali erano sicure”.
Foto: Telegraph
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