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Processo Meredith, legali chiedono rimozione film dai server di Lifetime
Chiedono "la immediata rimozione dai propri server ed il conseguente divieto di diffusione, riproduzione e rappresentazione" del film 'Amanda: Murder on Trial in Italy' da parte della casa di produzione 'Lifetime Entertainement', di You Tube e Google, i legali di Amanda Knox, che hanno fatto ricorso contro la diffusione della pellicola americana ispirata all'omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher. Gli avvocati di Amanda Knox, nel corso dell'udienza svoltasi stamani davanti al giudice civile di Perugia, Teresa Giardino, hanno chiesto "la disabilitazione all'accesso di tutti i contenuti riproducesti sequenze di immagini fisse o in movimento relative al prodotto audio visivo della Life Entertainement'". Uno dei legali della Knox, l'avvocato Carlo Dalla Vedova ha definito la diffusione del video "un gravissimo danno irreparabile" e ha riferito come su Google (costituito in giudizio), ci sono stati 687 mila contatti per visionare il filmato. Il legale ha anche spiegato che un sito internet ha messo on line le imaggini, riportando sottotitoli in italiano. La difesa di Amanda ha parlato stamani anche di "violazione dei diritti connessi alla riservatezza della Knox". "Sono sconvolta da questa invasione dei media nella mia vita e da questa speculazione sulla mia pelle". Lo ha detto Amanda Knox questa mattina al giudice civile Teresa Giardino davanti alla quale si è tenuta l'udienza per il ricorso presentato dai legali della studentessa contro la messa in onda del film americano 'Amanda Knox: murder on trial in Italy' andato in onda il 21 febbraio scorso negli Usa. Amanda Knox al giudice civile, a proposito del film uscito in America, ha anche detto: ''Lo considero l'apice delle ripetute violazioni compiute dai media della mia persona, personalità e storia. Tutte cose che non corrispondono alla verità''. Amanda Knox si è definita ''molto disturbata'' dalle immagini che ha potuto vedere nel trailer. La studentessa americana ha voluto partecipare all'udienza per spiegare personalmente al giudice le sue ragioni.
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