Apple si trova ad affrontare cause legali riguardanti le rivelazioni secondo cui rallenta volutamente i vecchi iPhone senza l'autorizzazione dell'utente. L'azienda americana, fondata da Steve Jobs, ha ammesso lo "slowdown" intenzionale degli iPhone più vecchi quando le prestazioni delle batterie diminuiscono o presentano problemi in modo da evitare "shutdown" improvvisi. Un rallentamento indotto con gli aggiornamenti del software. L'azienda ha detto di voler "prolungare la vita" di dispositivi dei suoi clienti. Tre azioni legali collettive separate sono state depositate giovedì, portate da attori in California e Illinois, sostenendo che Apple non ha il consenso di rallentare il loro iPhone.
La conoscenza aiuta a rendere liberi e dunque è importante approfondire i diversi aspetti tecnologici, scientifici, culturali e sociali.
Visualizzazione post con etichetta Class action. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Class action. Mostra tutti i post
Apple, vecchi iPhone rallentati deliberatamente: partite class action
Apple si trova ad affrontare cause legali riguardanti le rivelazioni secondo cui rallenta volutamente i vecchi iPhone senza l'autorizzazione dell'utente. L'azienda americana, fondata da Steve Jobs, ha ammesso lo "slowdown" intenzionale degli iPhone più vecchi quando le prestazioni delle batterie diminuiscono o presentano problemi in modo da evitare "shutdown" improvvisi. Un rallentamento indotto con gli aggiornamenti del software. L'azienda ha detto di voler "prolungare la vita" di dispositivi dei suoi clienti. Tre azioni legali collettive separate sono state depositate giovedì, portate da attori in California e Illinois, sostenendo che Apple non ha il consenso di rallentare il loro iPhone.
Etichette:
Apple,
Apple Store,
Benchmark,
Cause legali,
Class action,
Codacons,
CPU,
Digital News,
Geekbench,
iOS,
iPhone,
Obsolescenza pianificata,
Reddit,
Sistemi Operativi Mobili,
Smartphone,
Steve Jobs
Apple rilascia versione aggiornata di iOS 9.2.1 per risolvere Error 53
Apple ha rilasciato una nuova versione del suo sistema operativo mobile iOS che consente di risolvere il problema degli iPhone disabilitati dal famigerato "errore 53". I telefoni possono essere fissati mediante un aggiornamento di iOS9 disponibile attraverso iTunes, non tramite download wireless. Per installare su un telefono affetto da errore 53, è necessario collegarlo fisicamente a un computer con iTunes e scaricare l'aggiornamento da lì. Apple ha messo a punto una soluzione per i proprietari di iPhone afflitti dall'error 53, un problema di software che mette fuori uso gli smartphone il cui tasto "home" è stato riparato da tecnici esterni al colosso di Cupertino.
Privacy: studente austriaco guida maxi class action contro Facebook
In Austria la controversia sulla potenziali violazioni di dati da parte di Facebook sono finite in un tribunale ordinario. Decine di migliaia di persone hanno aderito a un tipo di class action. Per tutti è diventato il paladino della difesa dei dati personali sul web. E ora nella sua sfida alla Silicon Valley lo seguono in 25mila. Max Schrems, un giovane studente in legge austriaco è il promotore di un ricorso collettivo senza precedenti contro Facebook. Sono appunto 25.000 le persone che lo hanno seguito in una class action per denunciare la politica del social network nella conservazione e nell'utilizzo di informazioni personali.
Wind in down, società si scusa ma pronta maxi richiesta risarcimenti
Venerdì nero per Wind. Blackout in tutta la Penisola per la rete telefonica di Wind Infostrada, fuori uso anche la posta elettronica di Libero. Alla rete mobile dell'operatore sono abbonati 22,3 milioni di clienti, pari a circa il 25% del mercato. Ripristinato il servizio dopo un venerdì nero, l'azienda chiede scusa: Oggi è stata una brutta giornata. Per tutti voi che ogni giorno affidate le vostre comunicazioni a Wind, e per tutti noi che in questa azienda mettiamo ogni giorno passione, impegno ed orgoglio per darvi sempre il meglio. Un'anomalia sulla nostra rete, un evento eccezionale, vi ha coinvolto per alcune ore".
"Ci dispiace molto, ma ci teniamo a ribadire che abbiamo fatto tutto quello che era nelle nostre possibilità per ripristinare i servizi nel più breve tempo possibile. Continueremo a lavorare per voi con ancora maggiore determinazione". La società telefonica, dopo le prime rassicurazioni generiche, è costretta a parlare di "anomalia eccezionale". I disagi causati agli utenti fino al pomeriggio sono stati tali da giustificare anche un intervento in sede istituzionale. Il Pd con Lorenza Bonaccorsi ha chiesto l'intervento dell'Antitrust per avere "spiegazioni per il pesante blackout che ha colpito la rete internet e della telefonia fissa e mobile".
La giornata di ieri, scandita anche su twitter da una raffica di denunce e commenti amari raccolti sotto l'hashtag #Windown, può essere sintetizzata attraverso la progressiva presa di coscienza della portata del problema da parte della compagnia telefonica. "Riscontriamo difficoltà di accesso ad Internet da fisso e da mobile. Stiamo lavorando per risolvere il problema. Ci scusiamo per il disagio". Con queste parole, l'azienda di telefonia comunicava il crash della sua rete internet mobile.
Di fronte alle prime rimostranze dei clienti, un portavoce interpellato dall'Adnkronos puntava a minimizzare: "Stiamo facendo verifiche ma per il momento possiamo dire di avere registrato anomalie nelle trasmissione dati che sono in via di soluzione e qualche disservizio sulla rete mobile". Pochi minuti più tardi, una nota più circostanziata. "Abbiamo ancora difficoltà generalizzate sulla rete: i nostri tecnici sono a lavoro. Comprendiamo e ci scusiamo per il grosso disagio". Poi un'ulteriore precisazione, in agenzia.
"Stiamo facendo verifiche ma per il momento possiamo dire di avere registrato anomalie nelle trasmissione dati che sono in via di soluzione e qualche disservizio sulla rete mobile". Immediata la reazione delle associazioni dei consumatori, pronte a promuovere azioni per risarcire i clienti. Sono stati "pesantissimi" i disagi per gli utenti a causa del "black out" che ha colpito la rete di telefonia Wind-Infostrada, afferma il Codacons che sottolinea di avere ricevuto "segnalazioni dei cittadini da tutta Italia. Chi lavora con la mail di Libero ha subito ripercussioni non indifferenti, a causa dell'impossibilità di utilizzare la posta elettronica".
L'azienda, chiede l'associazione, "deve subito predisporre indennizzi automatici in favore di tutti i propri clienti", ferma restando "la possibilità, per chi ha subito danni maggiori, di rivalersi in tribunale sulla compagnia telefonica. Se non verranno accolte le nostre richieste, sarà inevitabile un'azione collettiva contro Wind Infostrada alla quale potranno aderire tutti gli abbonati della società e tutti gli utenti della mail Libero". Sulla stessa posizione anche Altroconsumo, che non esclude la class action.
"Ci sono giunte molte richieste di assistenza da parte di utenti rimasti senza linea a causa del black out che ha colpito la rete Wind, sia sul fisso sia sul mobile - segnala l'associazione - Si tratta di un evento gravissimo, con impatto notevole su moltissimi consumatori, se consideriamo la numerosità dei clienti Wind. La compagnia non ha fornito informazioni sulla causa che ha scatenato il disservizio di massa" ed è questo che l’associazione chiede di approfondire. "In ogni caso ci riserviamo di agire a tutela degli utenti per ottenere un adeguato risarcimento per il disagio subito. Senza escludere alcuna via, compresa una class action".
Dropbox cambia termini di servizio e aggiorna le regole sulla privacy
Dropbox, il servizio cloud di proprietà di Google, sta informando i clienti che sta cambiando le sue norme sulla privacy i suoi termini di servizio per la gestione dei reclami legali promossi contro il suo cloud storage e il servizio di file-sharing. I nuovi termini sembrano progettati per impedire agli utenti di depositare azioni legali collettive e invece richiedere un arbitrato vincolante attraverso l'American Arbitration Association (AAA). Dropbox ha detto che l'arbitrato è "un modo più veloce e più efficiente" per risolvere le controversie legali.
"Abbiamo fatto un sacco di modifiche a Dropbox dall'ultima volta che abbiamo aggiornato i nostri Termini di servizio, Privacy Policy, e Dropbox on-line per gli accordi aziendali. Così oggi, stiamo iniziando a far conoscere agli utenti di posta elettronica alcuni aggiornamenti a queste politiche. Gli aggiornamenti saranno efficaci dal 24 marzo 2014. Sappiamo che questi tipi di aggiornamenti sono davvero importanti per voi, e vogliamo aiutarvi a capire", scrive Ramsey Homsany General Counsel di Dropbox, in un post sul blog ufficiale.
"Abbiamo aggiunto - scrive ancora Homsany - una sezione sull'arbitrato ai nostri Termini di servizio aggiornati. L'arbitrato è un modo rapido ed efficace per risolvere le controversie e offre un'alternativa a opzioni come i tribunali statali o federali in cui il processo può richiedere mesi o addirittura anni. Se non desideri accettare il ricorso all'arbitrato, puoi rifiutare la clausola in questione compilando un modulo online nei 30 giorni successivi all'entrata in vigore dei Termini. Il modulo e altri dettagli sono disponibili sul nostro blog".
"Ci preoccupiamo - aggiunge Homsany - di avere condizioni generali di servizio che siano leggibili, dare la giusta quantità di contesto, e di evitare inutile legalese, quindi abbiamo aggiornato la nostra lingua per adattarsi meglio alle autorizzazioni che ci date con le caratteristiche che si usano", si legge ancora. Ad esempio, con la fornitura delle anteprime dei documenti, i nostri sistemi automatici devono avere il permesso di accedere ed eseguire la scansione delle anteprime di quel materiale, così spieghiamo questo nei nuovi termini".
Per quanto riguarda le norme sulla privacy, invece, Dropbox ha aggiunto una sezione alle sue norme sulla privacy che tratta i sui Principi relativi alle richieste ufficiali di dati recentemente pubblicati. Ha anche chiarito meglio le modalità in cui i suoi servizi utilizzano le informazioni degli utenti. Ad esempio, spiega che quando viene fornito l'accesso ai propri contatti, vengono archiviati in modo che solo l'utente possa svolgere più agevolmente attività come la condivisione di file, indipendentemente dal dispositivo che si sta utilizzando.
Dropbox ha aggiunto una sezione che spiega i suoi Principi di richiesta dati del governo recentemente lanciati, che descrivono il suo "impegno a proteggere la privacy quando si maneggiano le richieste del governo". La società ha anche aggiornato i suoi termini di servizio e le norme sulla privacy per "renderli più chiari e riflettere l'ampliamento dell'elenco di funzionalità" per i suoi clienti Dropbox for Business. Infine, Dropbox sta completando la transizione agli stessi termini di servizio e privacy policy applicata a Mailbox, l'applicazione comprata un anno fa da Google.
Via: Dropbox
Salute/ medicinali contraffatti: Nas ai cittadini, non usare Ozopulmin
I Nas hanno sequestrato tre lotti di supposte di Ozopulmin dell'azienda farmaceutica Geymonat, pari a 35mila confezioni in tutto, usato prevalentemente per i lattanti e i bambini: dovevano curare la tosse ma non lo facevano perché privi di principio attivo. "Non usate il farmaco per l'influenza Ozopulmin, controllate le confezioni di farmaci in supposte per la tosse che avete in casa. Non usatelo e portate le confezioni di Ozopulmin nelle farmacie, nelle stazioni dei carabinieri o al comando dei Nas".
iPhone 5: problemi e critiche per le mappe, Codacons valuta class action
Il nuovo iPhone 5 è in vendita solo da pochi giorni, ma il nuovo sistema operativo iOs 6, installabile anche sul modello 4s del melafonino e sull'iPad di terza generazione, fa già discutere. Sotto accusa è l'accuratezza del sistema di mappe di Apple. Molti utenti, infatti, lamentano indicazioni completamente sballate.
"Se cerco il quartiere Queens a New York - spiega un giovane utente - mi segnala tutt'altra zona, questo non è il Queens, è un altro posto. Non lo trova mentre il vecchio sistema non aveva nessun problema". "Google Maps era perfetto - aggiunge quest'altro ragazzo - mi indicava ogni cosa, addirittura se i mezzi pubblici erano in ritardo. Con Apple maps invece devo aprire un'altra App per avere le stesse informazioni, mi sembra tutto un po' di scarsa qualità".
Anche in Italia il Codacons, l'associazione che tutela i consumatori, ha ricevuto numerose segnalazioni da parte di utenti insoddisfatti dopo aver aggiornato il sistema operativo dei propri iPhone e iPad e valuta una class action. "Da più parti – spiega l’associazione – giungono segnalazioni da parte di possessori di iPhone, iPad e iPod Touch che hanno effettuato l’aggiornamento del software, delusi dalle novità introdotte dall’azienda di Cupertino."
In particolare le proteste più vibranti riguardano le mappe messe a disposizione dalla Apple, che con tale scelta ha voluto prendere le distanze da Google. "Appare assurdo che una società all’avanguardia come la Apple si renda protagonista di errori così imbarazzanti – spiega il Codacons – Ancor più assurdo se si considerano gli elevati prezzi pagati dagli utenti per prodotti che dovrebbero rappresentare la perfezione tecnologica e che invece, come nel caso delle nuove mappe, creano confusione e delusione."
Abbiamo provato a fare la stessa ricerca scoprendo che, in alcuni casi, la chiave sta nel fare la domanda giusta. Digitando Queens Nyc come il nostro amico americano l'iPhone trova Manhattan... Ma se togliamo Nyc... ecco apparire il vero quartiere Queens, ora la risposta è giusta. In ogni caso secondo gli esperti si tratterebbe solo di un normale assestamento, che verrà risolto nel giro di qualche settimana anche grazie al supporto di sviluppatori locali esterni.
Fonte: TM News
Via: Codacons
MegaUpload: dati utente salvi per due settimane, il modulo ricorso
Con la chiusura di Megaupload e molti dei suoi top manager in carcere o fuori su cauzione, non c'è stato alcun modo per l'azienda di pagare Carpathia Hosting e Cogent Communications, i servizi che ospitano i suoi dati. Per un certo periodo, sembrava che le aziende avrebbero iniziato l'eliminazione dei dati degli utenti già nel Giovedi. Ma i responsabili di entrambe le società hanno deciso di conservare il materiale per un minimo di due settimane, secondo Ira Rothken, l'avvocato americano di MegaUpload.
"Le società di hosting sono state così gentili da fornire ulteriore tempo in modo da poter elaborare un qualche tipo di accordo con il governo", ha detto Rothken. Rothken è in trattative con il governo per trovare una soluzione definitiva ai dati utente in questione. Rothken spiega che MegaUpload è determinato a proteggere gli interessi dei suoi utenti, ma che le sue mani sono legate senza l'aiuto da parte delle autorità. La perdita incombente dei dati è legata alla fatture non pagate a Cogent Communications e Carpathia Hosting in cui MegaUpload ha in locazione alcuni dei suoi server.
"Noi, naturalmente, vorremmo che gli Stati Uniti e Megaupload fossero entrambi uniti nel cercare di evitare una simile calamità per la tutela dei consumatori innocenti che potrebbero definitivamente perdere l'accesso a tutto, dai file di elaborazione testi alle foto di famiglia e di molte altre cose che non potrebbero mai praticamente essere considerati violazione", ha detto l'avvocato a TorrentFreak.
"I beni di Megaupload sono stati congelati dagli Stati Uniti. I Mega fondi scongelati devono pagare la larghezza di banda, l'hosting e la gestione dei sistemi al fine di consentire ai consumatori di avere accesso ai propri dati memorizzati nella Mega nuvola e per eseguire il backup dello stesso per la custodia". MegaUpload ha contattato l'ufficio del Procuratore degli Stati Uniti con la richiesta di sblocco dei beni e dei domini così gli utenti possono avere accesso ai propri dati personali.
Se questo non avviene, le conseguenze per molti utenti MegaUpload e il futuro di altri servizi cloud hosting saranno disastrose. La questione più urgente è quello di garantire che i dati non vengano distrutti. "Se gli Stati Uniti non riescono ad aiutare la protezione e il ripristino dei dati dei consumatori Megaupload in modo conveniente, si avrà un effetto raggelante sul cloud computing negli Stati Uniti e nel mondo. Una cosa è presentare un ricorso per violazione del copyright è un'altra cosa abbattere un intero servizio di cloud storage di Megaupload che abbia usi non illeciti, quale una questione di diritto", ha aggiunto Rothken.
Nel frattempo, gli utenti MegaUpload possono anche agire da se stessi. Il Partito Pirata catalano ha iniziato a fare un elenco in tutto il mondo di tutte le persone colpite dal raid dell'Fbi, e stanno progettando di presentare un reclamo ufficiale contro le autorità statunitensi. "Per questo motivo Pirati della Catalogna, in collaborazione con il Partito Pirata International e Partito Pirata, hanno iniziato a indagare su queste possibili violazioni del diritto e faciliterà la presentazione delle denunce contro le autorità statunitensi nei paesi maggior numero possibile, per assicurare un positivo e giusto risultato". Gli utenti MegaUpload che vogliono entrare in azione possono farlo qui.
Via: Torrent Freak
Corea del Sud, maxi class action contro Apple per violazione privacy
Un'azione collettiva contro il colosso Apple è stata depositata mercoledi da Miraelaw, studio legale promotore dell’iniziativa, presso la Corte distrettuale di Changwon, a 400 km a sudest di Seul. La maxi class action, sostenuta da 26.691 titolari di iPhone, punta ad un risarcimento danni per la violazione della privacy dovuta alla tracciabilità dello smartphone, con conseguenti disagi psicologici.
''La raccolta dei dati sulla locazione degli utenti, senza il loro consenso, costituisce una violazione legale evidente e, per questo, siamo intenzionati a portare avanti l'azione collettiva contro il colosso Apple, al fine di salvaguardare i diritti dei consumatori'', ha chiarito all'agenzia Yonhap, Lee Jae-cheol, avvocato di Miraelaw, studio legale promotore dell'iniziativa.
Altre azioni legali saranno depositate in futuro visto che in Corea del Sud ci sono circa 3 milioni di utenti iPhone. A inizio agosto, la Korea Communications Commission (Kcc), l'Authority sudcoreana per le tlc, ha sanzionato Apple Korea al pagamento di 3.000 won di multa per la ''pratica illegale della tracciabilita''', disponendo immediati misure correttive.
L'indagine della Kcc era partita a seguito della pubblicazione di uno studio condotto da ricercatori britannici, secondo cui la stessa Apple ha incluso nell'ultima versione di iPhone e iPad la funzione del sistema operativo che consente di registrare la traccia dei movimenti degli utenti.
Se anche in altri Paesi i possessori di iPhone decidessero di unire le forze potrebbero essere guai. La class action puo' anche essere valutata come l'ultimo episodio, sia pure indiretto, dello scontro tra la Apple e la sudcoreana Samsung, che produce lo smartphone Galaxy S, finora unico a tentare di insidiare lo strapotere dell'iPhone: le due societa' si rinfacciano da aprile, a colpi di carte bollate, le accuse di copiare e violare i rispettivi brevetti.
Via: La Stampa
L'uso eccessivo dei cellulari e Wi-Fi favorisce l'insorgenza di tumori
Dopo lo studio condotto dai ricercatori del National Institutes of Health di Bethesda, che dimostra che una telefonata lunga 50 minuti cambia il livello di attivazione di certe aree neurali in corrispondenza dell'antenna del telefono, ariva quello dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), secondo cui l'uso dei telefoni cellulari e di altri apparati di comunicazioni wireless "potrebbe causare il cancro negli essere umani".
Aruba risarcisce i clienti con sconti dopo l'incendio alla server farm
Aruba, accogliendo le richieste del Codacons, provvederà ad indennizzare i clienti coinvolti nei disagi del 29 aprile scorso provocati dall’incendio nella server farm. Come si ricorderà, l’incendio provocò il black out dei servizi forniti da Aruba e danni per migliaia di utenti e aziende che si ritrovarono per diverse ore nell’impossibilità di utilizzare posta elettronica e Internet.
Il Codacons, sommerso dalle proteste dei cittadini, annunciò la possibilità di intentare una class action in favore dei clienti del provider danneggiati dal disservizio. Class action che sarà evitata, dal momento che l’azienda, accogliendo le richieste dell’associazione, ha comunicato la decisione di risarcire i propri clienti. Alle scuse ufficiali di Aruba, arrivate con un comunicato stampa, sono arrivate quelle ufficiali inviate ai clienti.
Preceduto da una mail che informava la volontà di Aruba di risarcire l’incidente, è seguito l’annuncio ufficiale con la proroga della scadenza dei server dedicati di 15 giorni, attivazione di servizi mail business, buoni sconto del valore di 5 euro per l'acquisto di prodotti Fotoaruba, oppure il prolungamento gratuito del contratto stabilito con l’azienda, di circa due settimane, a seconda dei pacchetti acquistati dai clienti.
In questo modo ha evitato una Class Action ventilata dalla Codacons nelle prime ore dell’incidente. Ora, invece, con una spesa probabilmente minore ed un'iniziativa che è stata da più parti lodata, Aruba pare aver riguadagnato punti nella considerazione dei media, degli utenti e delle associazioni di consumatori ricevendo anche un'importante credito d'immagine.
"Siamo soddisfatti per la saggia decisione dell’azienda di indennizzare spontaneamente i propri clienti - afferma il Presidente Codacons, Carlo Rienzi - Tuttavia resta la possibilità, per utenti e aziende che hanno subito danni ingenti che a causa del disservizio, di intentare causa di risarcimento in Tribunale".
Incendio server farm di Aruba, in arrivo class action per risarcimento
Dopo l'incendio nella server farm aretina di Aruba, il primo provider italiano di hosting e registrazione domini, avvenuto lo scorso 29 aprile in seguito ad un principio d'incendio nella sezione Ups dell'azienda, i consumatori pensano ad una class action mirata ad ottenere un risarcimento per le ore di ''buio'' conseguenti l'accaduto. I vigili del fuoco di Arezzo avevano lavorato per tre per spegnere le fiamme che erano divampate nella server farm.
E per 11 ore avevano lavorato i tecnici dell'azienda per ridare normalità a buona parte della rete. Le fiamme nella serverfarm principale di Aruba, che non hanno interessato i server dove sono archiviati i dati, hanno infatti creato grossi problemi: milioni di siti sono rimasti off line per molte ore, inaccessibili anche le caselle di posta.
Proprio su questo aspetto, le associazioni dei consumatori Adoc e Codacons starebbero valutando se intraprendere una class action, cioè una causa collettiva ai danni di Aruba. Analizzando i infatti, Aruba sarebbe stata vittima del più classico degli incidenti e non della negligenza delle persone che lavorano nella Web farm, attribuire al gruppo una responsabilità oggettiva riguardo all'accaduto potrebbe essere particolarmente complesso.
In ogni caso la Corte di Appello di Milano conferma l'ammissibilità della class action del Codacons sul test influenzale. La class action è aperta a tutti, sia agli utenti consumer che agli utenti business che comunque risultano i più colpiti. L'associazione mira a far ottenere agli utenti un risarcimento proporzionato al tempo di sospensione del servizio e ai danni economici subiti. Chi è interessato può collegarsi al blog del presidente Codacons, Carlo Rienzi e fornire una pre-adesione illustrando i danni subiti.
Sony: violata la privacy di 1,5 milioni d'italiani, possibile class action
Il furto di informazioni sensibili di milioni di utenti in seguito all’attacco informatico che hanno subito i servizi Playstation Network e Qriocity hanno spinto l’Adoc a prendere in considerazione l’idea di una class action, un'azione legale di massa dell'associazione in difesa dei consumatori, per chiedere i danni e il conto alla società giapponese.
“Abbiamo segnalato al Garante della privacy il possibile furto di dati sensibili subito dagli utenti italiani del Playstation Network di Sony - dichiara Carlo Pileri, Presidente dell’Adoc - stimiamo in circa un milione e mezzo il numero di utenti italiani registrati al network, di cui circa il 70% è da considerare frequentatore abituale. C’è il rischio che gli utenti abbiano subito il furto di nome, indirizzo email, data di nascita, password, login e online ID del network, nonché dei dati della carta di credito utilizzata per gli acquisti in rete”.
“Qualora fosse accertato il furto non escludiamo una class action nei confronti di Sony per la mancata protezione dei dati personali degli iscritti e per la tardiva comunicazione agli stessi della grave situazione, al fine di ottenere il risarcimento dei danni subiti. Chiunque fosse interessato può rivolgersi alla sedi dell’Adoc per ottenere maggiori informazioni”.
Al momento l’Adoc consiglia agli utenti iscritti al network di sospendere presso la propria banca la carta di credito registrata sul network, cambiare immediatamente la password dell’indirizzo e-mail utilizzato per la registrazione e, cosa importante, prestare particolare attenzione a eventuali truffe via mail, telefono e posta cartacea in cui vengono richiesti informazioni personali o dati sensibili.
Class action: illegittima la tassa di concessione governativa sui telefonini
Una battaglia legale si è scatenata contro la tassa di concessione governativa sui cellulari, che penalizza solo gli utenti di cellulari italiani: quella di "concessione governativa", 5,16 euro al mese che lo Stato riscuote da tutti gli abbonati a servizi telefonici di rete mobile. Sono esclusi dal balzello solo gli utenti con scheda prepagata, com'è noto, e proprio per questo motivo in Italia sono rari gli utenti che hanno un abbonamento. Questo tipo di offerta avrebbe però in teoria numerosi vantaggi per il consumatore - ridotti per colpa, a punto, della tassa: cellulare gratuito, sconti sulle telefonate.
Non a caso, ormai in altri Paesi europei gli abbonamenti sono più comuni delle prepagate, all'opposto che da noi. La buona notizia è che nei prossimi mesi tutto questo potrebbe finire. "Abbiamo appena istruito la pratica di class action contro l'Agenzia delle Entrate, chiedendo un rimborso di massa", dice Elso Gerandin, presidente del Celva (Consorzio degli Enti Locali della Valle d'Aosta). Il motivo è una legge europea, il Codice di comunicazione elettroniche, secondo cui la tassa è dovuta solo sulle sim di uso aziendale.
E si sta imponendo l'idea, in giurisprudenza, che le pubbliche amministrazioni, non essendo equiparabili ad aziende, non sono tenute a pagare. E' quanto stabilito a gennaio dalla commissione tributaria del Veneto, a favore dei Comuni del territorio. Per l’Adoc è una sentenza giusta e si è dichiarata pronta a promuovere cause per ottenere il risarcimento.
“Accogliamo con soddisfazione la sentenza della commissione tributaria del Veneto, che ha dichiarato l’illegittimià della tassa di concessione governativa sui cellulari, come noi sosteniamo da anni - ha dichiarato Carlo Pileri, Presidente dell’Adoc - è una sentenza giusta, perché si applicava solo sugli abbonamenti e era obsoleta perchè risaliva agli anni ottanta, quando erano presenti solo i radiomobili mentre i telefonini neanche esistevano”. Si stanno moltiplicando quindi i ricorsi intentati da vari enti locali per non pagare più la tassa. L’Adoc è pronta a promuovere cause per far ottenere il risarcimento a tutti i cittadini privati che si rivolgeranno all'associazione.
Iscriviti a:
Post (Atom)