Con Facebook, accanto alle caratteristiche positive di visibilità, congregazione, condivisione, recupero di vecchie conoscenze ed amicizie e nascita di nuove, sono comparse anche delle note assai negative, in particolare legate a problemi e, sempre più spesso, veri e propri casi di dipendenza, con sintomi di assuefazione, ovvero la necessità di stare collegati e/o aggiornare i contenuti personali della propria pagina sempre di più ad ogni nuova connessione per raggiungere la medesima sensazione di appagamento.
L’overdose da Facebook non è ancora classificata come vera e propria patologia psichiatrica. In ogni compulsivo da Facebook, tuttavia, esiste e cresce una sindrome latente: «E’ il rischio del distacco dalla realtà - spiega il professore Donato Munno, direttore del dipartimento di Psicologia clinica Molinette - tra i casi segnalati, ci sono quelli di persone che arrivano tardi al lavoro perché non riescono a spegnere il computer. Oppure uomini e donne che soffrono di deprivazione del sonno, che sviluppano un isolamento dal resto della famiglia, figli compresi, passando ore e ore della giornata o della serata chiusi in stanza».
La dipendenza dai social network sembra essere dovuta al forte senso di sicurezza, di personalità e di socialità che tale forma di siti sono in grado di fornire. In realtà tutte queste dinamiche psico-emotive personali ed interpersonali si basano su qualcosa di virtuale, dando in tal modo sicurezze ed autostima fittizie, ben presto raggiunte da pericolosi sintomi di dipendenza, isolamento sociale e conseguente menomazione delle principali sfere vitali come quelle lavorativa, familiare, sociale, affettiva, etc. Si parla di amicizia data e di amicizia richiesta, ma le amicizie che si creano sui social network non sono reali e spesso le due persone non si sono mai conosciute veramente e magari non si conosceranno mai nel futuro.
Via: CPSICO
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