Il Consiglio dei ministri ha approvato in via definitiva il decreto legislativo sui media televisivi, allentando di fatto la stretta sul web, contro la quale si era mobilitato il mondo della rete. Siti Internet tradizionali, blog, motori di ricerca, versioni on line quotidiani e riviste, giochi on line restano fuori dall’ambito del decreto. Chi diffonde, invece, su Internet servizi di media lineari (cioè veri e propri palinsesti) con sfruttamento economico delle immagini (live streaming, web tv e Iptv) deve uniformarsi alle stesse regole delle tv in generale. Chi, poi, diffonde su Internet servizi a richiesta (on demand), sempre sfruttandoli sul piano commerciale, deve presentare una dichiarazione di inizio attività all’Agcom: scompare, dunque, l’autorizzazione generale del ministero e si precisa che la Dia non comporta in alcun modo una valutazione preventiva sui contenuti. Resta irrisolto, però, il nodo della responsabilità editoriale dei service provider. Niente film vietati ai minori di 18 anni nè programmi per soli adulti tra le 7 le 23 su tutte le piattaforme: la norma viene estesa anche alla tv a pagamento, su satellite e non. Ma restano aspetti poco chiari, in particolare per quanto riguarda l'eventuale equiparazione tra siti professionali come YouTube, che basano il loro business sulla diffusione di video, e le emittenti tv tradizionali.
Fonte: La Stampa
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