L'11% dei bambini italiani che frequenta le chat line sulla Rete ha avuto un contatto diretto con un pedofilo, ma il 75% di questi non ne parla con i propri genitori per vergogna, incoscienza, ma anche perché sicuro che la famiglia "non avrebbe capito", lo ha detto una ricerca della Polizia delle comunicazioni. Secondo lo studio, effettuato su un campione di più di 50.000 bambini delle scuole italiane intervistati al termine degli incontri sul tema che periodicamente la Polizia delle comunicazioni organizza negli istituti scolastici, solo il 23% dei bambini viene seguito sempre durante la navigazione, mentre il restante 77% viene seguito "qualche volta" (46%) o "mai" (30%). "Il problema è anche la mancanza della percezione del rischio (da parte dei genitori). Per molti di loro, il problema semplicemente non si pone".
E la polizia britannica potrebbe aver trovato un nuovo modo per contrastare i pedofili che si collegano in chat e dunque di smascherare i tanti malintenzionati che affollano le chat room, soprattutto quelle destinate a un pubblico di teenager o di bambini. Attraverso un’attenta analisi del loro modo di usare la tastiera del computer (velocità di battuta e ritmo di digitazione dei tasti) sarà possibile capire età, sesso e livello culturale degli utenti sospetti . E’ il Professor Roy Maxion, professore associato alla Newcastle University, che sta conducendo la ricerca negli USA, ed è convinto che bastino 10 battute di tastiera. La Polizia inglese supporta in toto questa ricerca. Sono parole di Phil Butler, detective a capo del Dipartimento di Cybercrime e Sicurezza Informatica della stessa Università: “La ricerca di Maxion ha un potenziale straordinario come strumento in grado di aiutare gli investigatori a raccogliere informazioni, in particolar modo riferendomi al crimine organizzato e alla lotta contro la pedofilia online [...]. Se i bambini chattano su Windows Live Messenger, per esempio, forniremo la chat di moderatori in possesso di tale tecnologia per poter verificare se trattasi davvero di coetanei o di adulti e nel caso di che tipo''.
Mr. Butler ha detto che la Newcastel University ha intenzione di presentare una proposta all'Engineering and Physical Sciences Research Council per finanziare ulteriori ricerche. Questa tecnologia potrebbe essere utilizzata anche per prevenire le frodi su dispositivi quali bancomat. Egli ha detto: ''Ci piacerebbe guardare vari adattamenti della ricerca per l'impiego forense e nelle forze dell'ordine, nonchè per le aziende che cercano di evitare le frodi [...]. Abbiamo notato interesse nel settore privato da parte di aziende che sono impazienti di vedere se questa tecnologia può essere utilizzata come ulteriore strumento per la verifica dell'identità, ad esempio nell'online banking".
Via: Blogosfere, Downloadblog
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