Dal primo gennaio 2011 in California fornire false generalità su Facebook è un reato. La legge, la SB 1411, è stata promossa dal senatore democratico Joe Simitian, punisce con una pena massima di dodici mesi di reclusione o un ammenda di mille dollari chiunque su internet si spacci per un'altra persona traendone profitto o danneggiando il diretto interessato.
Qui su Facebook il furto di identità è pressoché incontrollabile, a dispetto della «Dichiarazione dei diritti e delle responsabilità» che bisogna leggere e condividere prima dell’iscrizione e che vieta di fornire informazioni personali false e di creare più di un profilo, racconta Guido Scorza, docente di diritto dell’informatica all’università La Sapienza.
Gli strumenti per difendersi esistono, continua Guido Scorza: «Siamo tutelati dal codice della privacy, con l’articolo 167 in materia di illecito trattamento di dati personali altrui: le sanzioni possono arrivare a tre anni di carcere. E poi dal codice penale, che nell’articolo 494 avverte:
"Chiunque, al fine di procurare a sé o ad altri vantaggio o di recare ad altri un danno, induce taluno in errore, sostituendo illegittimamente la propria all’altrui persona"va punito con la reclusione fino a un anno». Al codice penale ha fatto riferimento anche la Cassazione, con la sentenza numero 46674 del 14 dicembre 2007, che respingeva il ricorso di un uomo che aveva creato un falso account con il nome della ex compagna introducendola in una rete di incontri di tipo sessuale.
Via: Altrimondi
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