Messico, il Parlamento contro game violento sui cartelli della droga


Il Parlamento messicano contro la game house francese Ubisoft. Al centro della questione il videogioco 'Call of Juarez - The Cartel', terzo episodio della fortunata saga di sparatutto western per personal computer e console. A differenza dei primi due capitoli, quest'ultimo, la cui uscita e' prevista per l'estate, e' ambientata nei giorni nostri, al confine tra Stati Uniti e Messico e vedra' il giocatore impegnato a sconfiggere un cartello della droga messicano in uno scenario ricco di violenza e sangue. Questo dettaglio ha fatto infuriare i politici centramericani per la 'cattiva immagine del Paese" che viene presentata dal videogioco, a tal punto da chiedere alle autorita' il divieto di vendita in Messico. L'iniziativa e' partita dal deputato Ricardo Salmon: 'E' vero, da noi sul fronte della droga c'e' una condizione difficile che non vogliamo nascondere. Ma non vogliamo nemmeno esporre i bambini a questo genere di situazioni, perche' potrebbero crescere con quelle immagini e dimenticare i valori veramente importanti'. Un commento che trova l'appoggio del presidente del Congresso messicano Enrique Serrano: 'I bambini trovano che sia normale vedere questi atti criminali e sono piu' facilmente coinvolti. Durante l'infanzia spesso non siamo cosi' attenti a quello che guardano in televisione e a quello che giocano. E loro pensano che tutto questo sangue e queste uccisioni siano normali'. Critiche, queste, che hanno trovato la pronta risposta del portavoce di Ubisoft: 'In 'Call of Juarez - The Cartel' tutto e' talmente romanzato che l'esperienza di gioco fara' sentire immersi in un film d'azione piu' che in una situazione di vita reale'.

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