Ericsson, in collaborazione con Arthur D. Little e la Chalmers University of Technology, ha condotto uno studio in 33 paesi dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), tra cui l’Italia, che quantifica l’impatto della velocità della banda larga sull’economia e mostra come un raddoppio della velocità di connessione a banda larga produca un aumento del PIL dello 0,3%.
L’incremento dello 0,3% nella crescita del PIL equivale a 126 miliardi di dollari, dato che corrisponde a oltre un settimo del tasso di crescita media annuale dell’OCSE nell’ultimo decennio. La ricerca mostra inoltre che un ulteriore raddoppio della velocità può incrementare ulteriormente l’impatto economico (quadruplicare la velocità di connessione porterebbe ad esempio una crescita del PIL pari allo 0,6%).
Sia la disponibilità della banda larga sia la sua velocità sono fattori chiave per la crescita di un’economia. Lo scorso anno infatti, Ericsson e Arthur D. Little avevano dimostrato che a ogni incremento del 10% del tasso di penetrazione della banda larga corrisponde un aumento del PIL dell’1% e alla creazione di ottanta nuovi posti di lavoro. Questa crescita deriva dalla combinazione di effetti diretti, indiretti e indotti.
Gli effetti diretti danno un impulso all’economia soprattutto nel breve termine, generando nuovi posti di lavoro per realizzare nuove infrastrutture in settori quali edilizia, telecomunicazioni ed elettronica, gli indiretti nel medio termine, migliorando l’efficienza nei vari ambiti socio-economici e nell’intero sistema produttivo. L’effetto indotto invece consiste nell’introduzione di servizi di pubblica utilità più avanzati e di modelli di business e processi innovativi, che prevedono ad esempio il telelavoro e la telepresenza. È proprio questa la dimensione più sostenibile, che può rappresentare da sola un terzo della crescita del PIL.
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