Wsj, le app di iPhone e Android violano la privacy di qualsiasi utilizzatore


Gli iPhone della Aplle e gli smartphone che usano il sistema operativo Android di Google "rivelano" ad altre societa' "i dati personali" degli inconsapevoli possessori dei telefonini "violando la loro privacy". Questa l'accusa lanciata dal Wall Street Journal dopo aver analizzato 101 tra le piu' popolari  apps e giochi per iPhone e Android.

Di questi «56 inviano il codice seriale identificativo unico del telefonino (Imei) consentendo di individuare il titolare dell’abbonamento ad altre compagnie; 47 trasmettono indipendentemente tramite la rete Gps l’esatta localizzazione del cliente; cinque inviano anche l’età, il sesso e altri dettagli personali», afferma il Wsj.

Un portavoce di Apple contattato dal quotidiano di Rupert Murdoch ha sostenuto che gli iPhone «hanno forti sistemi di protezione della privacy del cliente» ma il Wsj sostiene che queste "regole" possono essere aggirate. In particolare viene citato il caso dell’applicazione "Pandora" per ascoltare musica su iPhone.

Questa applicazione invia dati a 8 società di tracciamento, tra cui l’user name e la password dello stesso telefono, i contatti telefonici e mail, l’età e il sesso del cliente, la sua esatta posizione, il codice identificativo unico e il numero del telefono. Come sottolinea sempre il Wsj, gran parte delle applicazioni non propone il sistema di tutela degli utenti più semplice e diffuso sui computer: le policy scritte da approvare al momento dell’installazione.

Situazione analoga per il gioco Paper Toss, una app disponibile sia per iPhone sia per Android dove gli utenti devono gettare dei rotoli di carta in un cestino: in questo caso, secondo il Wall Street Journal, il codice identificativo verrebbe «inviato ad almeno cinque aziende pubblicitarie».

«Prima di scaricare l'applicazione, Google richiede all'utente il consenso a fornire i dati per i quali l'applicazione intende accedere. Possibili dati includono la fotocamera del telefono, la memoria e la lista contatti. Se agli utenti non piace quello che una applicazione in particolare vuole accedere, si può scegliere di non installare l'applicazione», dice Google.

Tra tutte le società di advertising, Google è stata quella che ha raccolto più dati dalle applicazioni analizzate dall’inchiesta. Apple, invece, ha la sua società di advertising (iAd), ma opera solo su iOS. «Nel mondo della telefonia mobile, non c'è anonimato», dice Michael Becker della Mobile Marketing Association, un gruppo di commercio industriale.

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