LinkedIn si quota in borsa ed è subito boom, rischio bolla speculativa


È continuato in avvio di contrattazioni il rialzo di LinkedIn a Wall Street, dopo il debutto al  New York Stock Exchange. Dopo avere chiuso il primo giorno a 94,25 dollari, il titolo ha ripreso a salire guadagnando fino al 14%. Il debutto al Nyse di LinkedIn, con il titolo che ha più che raddoppiato il proprio valore nel primo giorno di contrattazioni toccando il massimo intraday di 122,70 dollari per azione, sembra comunque spianare la strada allo sbarco in Borsa di altri social network, Groupon e Facebook in testa. 

Non c'erano molti dubbi sul rinnovato interesse degli investitori per le società della Silicon Valley, ma qualcuno già agita lo spettro di una nuova bolla tecnologica, che arriverebbe proprio nel momento in cui gli americani cominciano a lasciarsi alle spalle la crisi del 2007-2009, causata per larga parte dall'esplosione della bolla immobiliare. Da mesi ormai si parla di una nuova bolla speculativa, creata attorno a tutte le neonate società che sfruttano nuove potenzialità di Internet: Facebook, Twitter, Skype, e tanti altri nomi meno noti.

Gli ottimisti sottolineano che è sbagliato far paragoni con l'altra bolla della Silicon Valley, quella scoppiata nel marzo 2000. L'Ipo di LinkedIn è stata del resto la maggiore dal debutto di Google nel 2004 e non può che riportare alla mente lo sbarco in Borsa di Netscape Communications nel 1995: fu proprio questo l'evento che aprì la porta all'ondata di Ipo nel settore delle cosiddette dotcom. 

I numeri in questione sono da capogiro, certo, ed è indubbio che i social network siano la grande novità degli ultimi anni sul web e nel mondo della comunicazione, quello che però lascia perplessi è la valutazione complessiva di 11 miliardi di dollari che il mercato sta attribuendo a LinkedIn, azienda che, vale la pena ricordarlo, con “appena” 240 milioni di dollari di fatturato, ha avuto il suo primo anno di utili (15,4 milioni di dollari) nel 2010 dopo essere stata in passivo negli anni precedenti e avendo in previsione di non registrare utili nel 2011. Insomma, qualche dubbio sul modello di business, sui numeri e sulla sopravvalutazione dei social network permane.



Via: Reuters

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