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Google Doodle celebra l'arte cinetica dello scultore Alexander Calder
A distanza di soli due giorni dalla presentazione del Doodle di Mendel, oggi Google dedica il suo Doodle all'artista Alexander Calder, per celebrare il 113esimo anniversario della nascita dell'illustre scultore statunitense padre dell'arte cinetica. Il logo di Google si ispira alla famosa scultura animata Lobster Trap and Fish Tail, una tra le prime creazioni mobili dell'artista, esposta al Museum of Modern Art di New York. Google non dimentica l'aspetto cinetico di questa scultura-giocattolo facendolo muovere e ruotare al passaggio del mouse. Un dettaglio ancora più affascinante è l'ombra proiettata sul "pavimento" bianco dell'homepage di ricerca, in perfetta simmetria col movimento. Nato a Lawnton, Pennsylvania, Usa, il 22 luglio del 1898, Calder proveniva da una famiglia di artisti. Il nonno, lo scultore Alexander Milne Calder, è l‘autore della colossale statua di William Penn in cima alla torre di Philadelphia City Hall. Il padre, Alexander Stirling Calder, è stato anch‘esso uno scultore noto, ha prodotto molti monumenti pubblici, per lo più a Philadelphia. La madre, Nanette Lederer Calder, era una ritrattista professionista che aveva studiato presso l‘Académie Julian e alla Sorbonne a Parigi. Già da bambino si cimentava nella creazione di giocattoli con fili di rame e perline delle bambole della sorella: per Natale creò per i suoi genitori un cane e una papera da un foglio di ottone.
Oltre alla tridimensionalità di queste piccole opere, vi è il moto con l'applicazione di alcuni leggi fisiche. Famosa è la papera cinetica in quanto dondola se sfiorata. Ma l'opera più famosa è il Circo Calder, un circo in miniatura costruito con un filo metallico, spago, gomma, stracci ed altri oggetti di recupero, che mostrò a tutto il mondo, proponendo dei veri e propri spettacoli circensi viaggiando su entrambi i lati dell'Atlantico. Riuscì ad unire la magia naturale del circo alla sua grande invenzione. Negli anni Sessanta Calder era ormai riconosciuto in tutto il mondo come artista di grande talento. Nel 1964 il Guggenheim Museum di New York gli allestì una retrospettiva; cinque anni dopo fu la Fondazione Maeght di Saint-Paul-de-Vence a celebrarlo a sua volta con una mostra retrospettiva. Nel 1966 Calder, in collaborazione con il genero Jean Davidson, aveva pubblicato un'autobiografia che ebbe una vasta eco; inoltre entrambi i mercanti d'arte incaricati di gestire la sua produzione, la parigina Galerie Maeght e la Perls Gallery di New York, gli dedicavano in media una esposizione all'anno. Nel 1976 lo scultore assistette all'inaugurazione di un'altra retrospettiva, intitolata Calder's Universe, nel Whitney Museum of American Art di New York. Si spense poche settimane dopo, a settantotto anni: terminava così il percorso dell'artista più innovativo e prolifico di tutto il Novecento.
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