Qualche giorno fa, uno studio della Carnegie Mellon University aveva dimostrato come si potesse risalire all'identità di una persona semplicemente correlando, grazie a un software di riconoscimento facciale, il volto di una persona al suo profilo Facebook. Dopo i tumulti che hanno messo a fuoco e fiamme Londra, un gruppo di persone ha pensato di realizzare qualcosa di simile per identificare i responsabili degli scontri.
È nato così il su Google il gruppo London Riots Facial Recognition in cui i membri discutono dei problemi che una simile iniziativa comporta. Dal punto di vista tecnico, una delle ipotesi che circolava (prima che il gruppo diventasse visibile ai soli membri, a seguito dell'attenzione ad esso rivolta da parte di alcuni media) era quella di utilizzare alcuni degli strumenti per sviluppatori messi a disposizione da Facebook per il riconoscimento dei volti, combinandoli con le Api di Twitter e il materiale postato su Flickr da Scotland Yard.
Le foto su Flickr sono immagini sgranate soprattutto tirate da telecamere a circuito chiuso, che non possono essere di grande utilità per affrontare la corrispondenza software. Ma altre foto - prese dal team di sorveglianza della polizia, pubblicate nei media o scattate da passanti - sono in grado di fornire immagini ad alta risoluzione. Funzionari di polizia hanno detto che la qualità delle immagini è fondamentale. La tecnologia di riconoscimento facciale utilizzata dalla polizia usa un viso come una griglia, misurando la distanza tra il naso di una persona, occhi, labbra e altre caratteristiche.
Il programma è stato recentemente aggiornato, dimostrando di funzionare molto meglio rispetto alle vecchie versioni del software di riconoscimento facciale. Intanto, dopo i gravi disordini dei giorni scorsi in Gran Bretagna, il primo ministro David Cameron ha riferito ieri in Parlamento che il governo inglese sta valutando l’ipotesi di vietare l’uso dei social network nel caso di tumulti o sommosse, a suo parere strumenti decisivi nelle mani dei facinorosi per coordinare le violenze.
Fonti: La Stampa, Vosizneias
Foto da Video
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