Google ha deciso di bloccare la vendita di armi sul suo portale di commercio online, provocando l'ira di appassionati del settore e il plauso di associazioni e sostenitori del controllo sulla vendita delle armi. Alla voce "Google shopping" non è più possibile fare pubblicità di "armi od oggetti capaci di provocare ferite". Il divieto, ha fatto sapere il gigante di internet, vale per armi, munizioni e bombe.
Nel suo servizio di shopping, Google "non consente la promozione di armi o dispositivi progettati per causare gravi danni o lesioni", ha detto il sito, descrivendo le sue politiche pubblicitarie. Il divieto comprende "pistole, parti di armi o hardware, munizioni, bombe, coltelli, stelle da lancio e pugni di ferro", ha detto. Curiosamente però, tale limitazione sembra sia stata applicata solo per quello che riguarda il territorio americano.
In un comunicato della potente lobby americana "National Rifle Association" si afferma che "Google ha adottato una nuova politica discriminatoria" sulle armi da fuoco e le munizioni. La decisione è stata invece apprezzata da chi chiede un rigido controllo sulla vendita delle armi. "Un plauso a Google che ha agito per limitare la vendita delle armi. Internet è una risorsa ben conosciuta per i criminali", ha dichiarato Daniel Vice, legale del gruppo Brady Center.
Proprio in queste ore le Nazioni Unite sono impegnate nel mettere a punto un trattato internazionale sul commercio delle armi convenzionali. La bozza di Trattato esistente stabilisce il divieto di approvare forniture belliche in Paesi dove "esiste un rischio sostanziale della violazione di diritti umani" - che ad esempio impedirebbe alla Russia di fornire armi alla Siria.
Ma Washington vorrebbe cambiare il testo in modo che i singoli governi debbano solo "prendere in considerazione" fattori quali i diritti umani prima di autorizzare una vendita. I delegati, in una sessione che durerà fino al 27 luglio, dovranno cercare l'accordo su una materia delicatissima che frutta ben 60 miliardi di dollari l'anno. Milioni di persone soffrono infatti a causa delle conseguenze dirette o indirette della vendita di armamenti da parte di Stati e organizzazioni malavitose.
Secondo i dati elaborati da Amnesty International i morti sono oltre 1.500 al giorno, a causa di ferite da arma da fuoco muore, in media, una persona al minuto, mentre sono migliaia i mutilati e i feriti ogni giorno; sono 12 miliardi le pallottole prodotte ogni anno, mentre 26 milioni le persone costrette a lasciare la propria casa a causa di un conflitto armato. Il 74% della produzione totale di ordigni bellici si deve a soli sono 6 paesi: Cina, Germania, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti.
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