Venuto alla luce lo scheletro più completo mai scoperto di un australopiteco di due milioni di anni fa. L'annuncio è stato dato da Lee Berger che ha diretto il gruppo di ricerca. Come spiega Bonita De Klerk, responsabile del laboratorio dell'Università di Witwatersrand - istituzione leader nel mondo - a Johannesburg, in Sudafrica. "Mentre lo stavamo spostando per caricarlo sul furgone uno dei nostri tecnici si è accorto di una piccola protuberanza che sembrava uscire dalla pietra. Il professore Berger non ha avuto dubbi: 'Credo sia un dente di ominide'. E aveva ragione".
E come quasi sempre accade, anche in questo caso la scoperta è frutto del caso. Il blocco di pietra in cui si trovava quel "giacimento" era stato prelevato tre anni prima e dormiva tranquillo nei laboratori dell'Università di Witwatersrand. Durante un trasferimento il colpo di scena. Questo australopithecus Sediba ritrovato nella grotta di Malapa, un ricchissimo sito archeologico sudafricano, è stato battezzato Karabo e aveva tra i 9 e i 12 anni al momento della morte.
"Spesso durante le ricerche - aggiunge la De Klerk - ci troviamo a studiare solo dei frammenti isolati e non riusciamo mai ad avere un quadro completo. Ciò che rende eccezionale questo ritrovamento è che siamo riusciti finalmente a trovare tutte le tessere del puzzle". Il blocco di roccia verrà ora sezionato e aperto per estrarne i preziosi fossili pietrificati. Karabo, in qualche modo, tornerà a vivere. L'Australopithecus sediba è una specie proposta di australopiteco presentata il 9 aprile 2010.
Candidata dai suoi scopritori (Lee R. Berger e i suoi collaboratori) come specie di transizione tra l'Australopithecus africanus e l'Homo habilis. È stata istituita a seguito del ritrovamento di due scheletri parziali appartenenti a un giovane maschio di 12-13 anni e a una femmina adulta, risalenti a 1,78-1,95 milioni di anni fa, nel sito di Malapa scoperti in depositi sedimentatisi ad opera di acque correnti entro una grotta in Sudafrica, ad una quindicina di chilometri dal più noto sito fossilifero paleoantropologico di Sterkfontein.
Nel comunicare la notizia, il professore Berger ha anche detto che l'università ha preso accordi con la National Geographic Society per la progettazione e la costruzione di un laboratorio in modo da far seguire in diretta via Web dal pubblico di tutto il mondo i lavori di messa in luce e preparazione dei resti dello scheletro - al momento ancora immersi nella matrice rocciosa. "Il pubblico sarà in grado di partecipare dal vivo e in tempo reale a questa e alle future scoperte, un evento senza precedenti nella paleoantropologia", ha detto Berger.
Foto: Alzakera
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