Referendum per ridurre lo stipendio dei politici, si firma in tutti i Comuni


L'indennità dei deputati sarà decurtata di 1.300 euro lordi al mese, aveva annunciato il 31 gennaio scorso il vicepresidente della Camera, Rocco Buttiglione. Un annuncio che però, in realtà, ha lasciato tutto come prima. Perché quei soldi (corrispondenti a 700 euro netti) sono in realtà il taglio di un aumento automatico dovuto al cambio di regime pensionistico. I deputati hanno rinunciato all'aumento, tagliando l'indennità lorda ma lasciando del tutto invariata quella netta e la diaria.

Visto che abrogare tutti i privilegi dei politici è praticamente impossibile perché la stragrande maggioranza dei benefici è dettata da regolamenti interni (Camera, Senato, Regioni, Province e Comuni) e non da leggi ordinarie (che sono le uniche che si possono abrogare con un referendum popolare), quello che si può fare è abrogare parzialmente la legge per le indennità parlamentari, ossia l'articolo 2 della legge 1261 del 1965 che disciplina i compensi relativi alla diaria ed alle spese di soggiorno a Roma.

Da quanto si può leggere sul sito della Camera si tratta di un vero e proprio rimborso spese che ammonta a 3.503,11 euro con varie detrazioni a seconda della presenze rilevate con il voto elettronico. Qualora questo articolo venisse abrogato si risparmierebbero circa 48mila euro all'anno per ciascun parlamentare. Per tale motivo il movimento Unione Popolare si è fatto promotore di una raccolta firme per indire il referendum per l'abrogazione parziale della legge per le indennità.

Il movimento promotore sta affidando gran parte della campagna di promozione al Web e a Facebook, autofinanziando tutte le attività in sostegno alla raccolta firme, che ha preso il via il 12 maggio e che proseguirà fino al 27 luglio. "Ci stanno boicottando" denunciano dall'Unione popolare. "Poche righe sui giornali, pochissimo spazio in televisione. A darci una mano è il web: su facebook abbiamo già contattato circa 120mila cittadini". Quattordicimila gli iscritti al gruppo.

Per firmare in sostegno del referendum è necesario recarsi presso gli uffici del proprio Comune e richiedere il modulo su cui apporre la propria firma. Unione Popolare ha provveduto ad inviare a tutti gli 8000 comuni italiani i moduli per la raccolta firme. Nel caso però il Comune ne fosse sprovvisto è possibile inviare una email a referendum@unionepopolare.eu con la richiesta dei moduli. Unione Popolare non gode di alcun finanziamento pubblico, provvedendo in proprio alle spese della campagna referendaria.

Ricordiamo che affinchè il referendum venga indetto è necessario raccogliere 500mila firme. L’iter non è comunque immediato. Le firme potranno essere consegnate in Cassazione solo a gennaio. Entro l’autunno del 2013 la Suprema Corte verificherà l’entità e la legittimità delle sottoscrizioni, che devono essere almeno mezzo milione. Più o meno nel gennaio 2014 la Corte Costituzionale valuterà i quesiti. Il tempo di convocare la consultazione popolare, e nella primavera del 2014 gli italiani potranno andare a votare.



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