Truffe: 45 indagati per phishing, raggiro da 300 mila euro per 600 correnti


Erano tutte romene le menti dell'organizzazione dedita alle truffe online sgominata stamani dalla Polizia. Oltre 600 correntisti, per un danno totale stimato in oltre 2 milioni di euro, limitato a 300 mila grazie all'intervento della polizia. Le indagini sono partite da Milano nel maggio del 2011 a seguito di numerose denunce ed e-mail di segnalazione inviate da cittadini al Compartimento della Polizia Postale e delle Comunicazioni per la Lombardia, in cui si segnalavano messaggi sospetti di alcuni istituti di credito.

L'esca era un messaggio in cui si invitava il cliente a inserire le credenziali di accesso al conto corrente su un sito creato dal "phisher", identico a quello della propria banca. Gli investigatori, in stretta collaborazione con le autorita' della Romania, hanno così iniziato un'operazione di monitoraggio che ha permesso di ricostruire i movimenti dei conti, i trasferimenti e i prelievi.  L'operazione ha permesso di smantellare il gruppo specializzato truffe informatiche mediante l'accesso abusivo ai sistemi informatici di home banking.

Il bilancio finale degli otto mesi di indagini coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica Francesco Cajani è di 45 indagati, di cui 15 italiani (raggiunti in Lombardia, Lazio, Emilia), accusati a vario titolo di associazione a delinquere transnazionale operante in Italia, Regno Unito e Romania, accesso abusivo a sistemi informatici, truffa, sottrazione di credenziali di accesso per la gestione di conti home banking, e utilizzo indebito di carte di credito.

L'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Giuseppe Gennari, è stata eseguita in simultanea sia in Italia che in Romania, dove gli agenti hanno fatto irruzione in alcuni appartamenti trovando contanti, cellulari, computer e materiale che verrà analizzato. Per incastrare la banda sono state utilizzate intercettazioni telefoniche, oltre al racconto di testimoni e l'acquisizione di immagini dei sistemi di sorveglianza degli uffici postali da cui sono stati prelevati contanti.

Ogni componente aveva una percentuale a seconda del proprio ruolo. Chi prelevava materialmente i soldi dagli sportelli tratteneva il 5-10% del totale; coloro che ingaggiavano questi ultimi, il 15-20%; il capo zona e capo gruppo operativo (una sorta di supervisore), il 20-25%; mentre il 50-55% veniva trasferito in Romania agli hacker tramite bonifici bancari con circuiti di trasferimento internazionale.

Il Compartimento di Polizia Postale e delle Comunicazioni di Milano, d'intesa con le strutture antifrode degli istituti di credito interessati, ha sperimentato un nuovo metodo di prevenzione, inventando le cosiddette 'prenotate': all'insaputa del prestanome la carta incriminata veniva soggetta a un saldo negativo virtuale tra i 1.000 e i 2.000 euro, non visibile ai phisher che continuavano a farvi confluire i profitti illeciti. Da qui il duplice vantaggio: i bonifici non potevano essere monetizzati dal prestanome e gli istituti potevano recuperare le somme sottratte.

Fonte: Aduc
Via: Adnkronos

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