Il tasso di pirateria di software in Italia è pari al 49%, 16 punti percentuali sopra la media europea, che è del 33%. Secondo gli esperti, se si riducesse il tasso del 10% in 4 anni, arrivando al 39%, avremmo 3,6 miliardi di euro in piu' a disposizione, con circa 7 mila nuovi posti di lavoro. A tracciare il quadro della situazione è Matteo Mille, direttore divisione software originale di Microsoft Italia, in occasione di una conferenza stampa organizzata in collaborazione con il consolato degli Stati Uniti a Milano.
L'Italia da anni è nella lista nera dei paesi tenuti sotto controllo per il livello di pirateria, la cosiddetta Watch list, redatta dalla Us Trade Representative, l'ente del governo statunitense responsabile del commercio. Quest'anno la Ust ha annunciato che svolgera' delle analisi aggiuntive. "L'esame sarà a settembre - spiega Sonia Tarantolo, viceconsole degli Stati Uniti per gli affari politici ed economici - e verrà riconosciuto il progresso fatto dal paese in questi anni". Peggio dell'Italia in Europa c'e' solo la Grecia, con un tasso di pirateria di software del 58%. Le piu' virtuose sono Svezia, 25% e Regno Unito, 27%. Nella parte bassa della classifica, stilata da Bsa (Business Software Alliance) ci sono Spagna, con un tasso del 43% e Portogallo con il 40%.
"E' - spiega Mille - un problema di cultura e di frammentazione del mercato, che contraddistingue i paesi latini". Studi recenti hanno calcolato che alla mancanza di tutela della proprietà intellettuale corrisponde spesso una ridotta competitivita' del paese. Di conseguenza i 20 stati in cui c'e' una tutela forte sono anche i primi 27 per competitivita' nel mercato. Quanto alle singole regioni, il tasso di pirateria riscontrato dagli addetti Microsoft in Lombardia è dell’8%, a fronte del 16,6% del Piemonte, del 15% dell’Emilia Romagna e al 13% del Veneto. Più virtuosa della Lombardia è il Trentino Alto Adige, con una media del 2%.
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