I gemelli Cameron e Tyler Winklevoss ci riprovano. Gli ex compagni di classe di Mark Zuckerberg che hanno rivendicato in tribunale la paternità di Facebook scommettono su un nuovo social network dedicato a investitori professionali. E lo fanno con i 65 milioni di dollari ricevuti con il patteggiamento nella battaglia legale contro Zuckerberg. Lo afferma il Wall Street Journal. I gemelli Winklevoss hanno investito 1 milione di dollari in SumZero
Il social network è stato fondato da Divya Narendra, alleato con loro nella battaglia contro Facebook, e un altro alunno di harvard, Aalap Mahadevia. Si tratta del primo investimento effettuato dai fondi della loro impresa, Winklevoss Capital, creata nello scorso febbraio. "La banda è tornata insieme", mette in evidenza Tyler Winklevoss. SumZero.com ha delle cose in comune con le prime versioni di Facebook.
Tyler paragona il concetto infatti ai primi giorni di Facebook, in cui solo le persone con indirizzi e-mail ".Edu" di alcune università furono ammessi a partecipare. "E' lo stesso controllo", ha detto. Narendra ritiene che uno dei requisiti chiave di un'idea di successo sia l'esclusività. Narendra che ha recitato anche una piccola parte in The Social Network, il film dedicato alla storia della nascita di Facebook.
Narendra era stato chiamato proprio dai gemelli come testimone nel processo contro il CEO di Facebook. Al sito gli investitori possono diventare membri solo se sono nel `Buy Side´, ovvero se appartengono a hedge fund, fondi comuni o società di private equity. Il sito ha quattro anni e conta su 7.500 membri con Narendra che rivede personalmente le applicazioni per iscriversi, bocciandone il 75%.
Nel dicembre 2002, i gemelli e Narendra si riunirono in una camera nel dormitorio di Harvard per discutere di HarvardConnection, l'idea di un social network. Il nome fu poi cambiato in ConnectU, un sito per la cui progettazione fu assunto Mark Zuckerberg alla fine del 2003. All'inizio del 2004, Zuckerberg fondò Facebook e successivamente si separò dal gruppo, scatenando una battaglia sui diritti di proprietà di quello che è diventato il gigante dei social network.
Via: La Stampa
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